sabato 4 aprile 2009

C'è chi va e c'è chi viene


Nel breve post di oggi desideriamo ringraziare di vero cuore Fr Roberto Trappa, Consigliere Generale della Congregazione, che è rientrato in Italia dopo 3 mesi di permanenza a Chaaria. Roberto ci è stato di grande incoraggiamento e ci ha aiutato a rinforzarci nelle aree della nostra vita in cui siamo più deboli.
Trappa 2.JPGLa cosa più bella è che non ha puntato troppo al negativo che senza dubbio c'è, ma anche a tutte le potenzialità di Chaaria sia nel servizio agli handicappati ed agli ammalati, sia nella proposta di uno stile di vita religiosa ancora attuale ed attraente.
A Roberto esprimiamo il nostro ringraziamento per averci ascoltato, per aver cercato di condividere le nostre sofferenze, e per aver compreso anche un po' la nostra solitudine davanti a problemi che non riusciamo a volte a risolvere.
Credo che tre mesi a Chaaria gli abbiano permesso di capire molto di più e molto meglio...
Mentre salutiamo Roberto che torna in Italia e gli chiediamo di portare ai Superiori le nostre richieste, accogliamo anche con gioia Fr Giancarlo Chiesa che ha concluso il suo stage formativo di Kiswahili ad Arusha, in Tanzania.
Giancarlo in realtà non si fermerà a Chaaria, ma sarà il motore di una nuova esperienza formativa che i Fratelli inizieranno a fine mese in Nairobi. Lo sentiamo comunque parte di noi, ed il lavoro che lui coordinerà a Nairobi per la formazione dei nuovi Fratelli, sarà comunque una propaggine ed un raggio che emanerà dalla comunità di Chaaria.

Ti ringraziamo di cuore, caro Roberto!
Benvenuto caro Giancarlo!

Fr Beppe Gaido e Fratelli tutti di Chaaria



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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