lunedì 27 aprile 2009

Due amiche in più in paradiso


Cecelina e Rael ci hanno lasciato, e sono finalmente andate nella Casa del Padre dove troveranno un po' di riposo.
Cecelina (di cui purtroppo non ho una foto) e' rimasta con noi per circa 8 mesi. Era abbastanza anziana ed aveva avuto un ictus. All'inizio le condizioni generali erano così scadenti che non siamo riusciti a prevenire le piaghe da decubito. Poi pian piano si è ripresa, fino a poter stare seduta in carrozzina... ma le piaghe non si sono mai rimarginate. Durante questi mesi in cui è stata ricoverata nel camerone delle donne, sono morti ben tre congiunti di Cecelina, nella adiacente camera 28. Dapprima è mancato il marito, a causa di una crisi ipertensiva che non siamo riusciti a controllare. Poco tempo dopo un figlio è arrivato in ospedale con una grave forma di malaria cerebrale, e si è dovuto arrendere al plasmodio, che lo ha ucciso in meno di due giorni. Da ultimo anche un altro figlio è stato ricoverato d'urgenza dopo aver tentato il suicidio, ingerendo grandi quantità di erbicida... anche questo giovane è riuscito nel suo intento, ed è volato in cielo a pochi metri da Cecelina, senza che lei si accorgesse di nulla. Non le abbiamo mai detto niente e lei non ha mai chiesto, nè del marito nè dei figli. Veniva sempre a trovarla una ragazzina di 16 anni, ultimogenita ed unica rimasta di questa famiglia ora portata via da malattie varie. Cecelina ora riposa nell'obitorio... E' chiaro che questa bambina non ci potrà pagare le cura offerte alla mamma in tutti questi mesi, ma è proprio per casi come questi che siamo in Africa.

Rael, che invece vedete nella foto, è rimasta al Cottolengo Mission Hospital per più di un anno. Era completamente paralizzata, ed estremamente rigida, a causa di una grave forma di tubercolosi della colonna vertebrale. Sembrava un tronco, e l'unica cosa ce poteva muovere erano gli occhi. Rael è sempre stata lucida ed Rael.jpganche loquace. Naturalmente, la posizione supina e l'estrema difficoltà a farla dormire sul fianco a causa della rigidità, ha provocato il formarsi e l'estendersi di enormi piaghe da decubito che andavano dalle scapola al sacro. Bisognava imboccarla con tanta pazienza ed usando quasi sempre una cannuccia, in quanto Rael mangiava completamente sdraiata e guardando il soffitto. La fisioterapia però pian piano ha ottenuto dei miglioramenti, ed alla fine siamo riusciti addirittura a metterla seduta in carrozzina, cosa che facilitava moltissimo la deglutizione, anche se probabilmente non faceva molto bene alle ulcere del sacro.
Anche lei ora riposa in obitorio, ed attende che qualcuno dei parentio si ricordi di venirla a prendere.
Quanti volontari e volontarie hanno passato ore ed ore a medicare Cecelina e Rael. Ora avete due angeli in più in Paradiso, che pregano per voi.

Fr Beppe



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Nella foto: Rael insieme alla volontaria Giulia



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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