martedì 28 aprile 2009

Riflessioni giornaliere dal Diario di Padre Pasquale SSC su alcuni "Detti e Pensieri" di S. Giuseppe Cottolengo, a cura di Lino Piano


La pazienza: accettare la realtà come è e noi stessi

Numero 157

Io sono più sicuro e certo di questa Divina Provvidenza, che non così son certo che esista la città di Torino.


Riflessione

Cosa intendeva il Cottolengo dicendo che era “più sicuro e certo della Divina Provvidenza che dell’esistenza della città di Torino”?. Lo sguardo del Nostro Santo e la lettura degli avvenimenti di ogni giorno erano fatti con gli occhi e il cuore di Cristo.
Gesù ci chiama a condividere la sua pazienza e la sua impazienza. Ci aiuta ad accettare le persone così come sono, senza giudicare né condannare, con tutti i loro difetti,le loro difficoltà, la loro amarezza e le loro speranze, le loro ambizioni e i loro doni. Ci aiuta a guardare l’altro, a comprenderlo e, attraverso questa comprensione, ad aiutarlo a crescere secondo la misura del suo essere, donandogli il nutrimento di cui ha bisogno.
E’ questa la pazienza: accettare la realtà come è, e accettare noi stessi con tutta la povertà, le nostre debolezze e ferite. Dovremmo imparare a rallegrarci del dono di ogni giorno. Dovremmo essere sereni nella malattia come nella buona salute, accettando tutte e due come un dono dello Spirito.
La saggezza comincia quando smettiamo di voler combattere la realtà del presente, come se non esistesse, ma l’accettiamo come è.
Il nostro cuore deve essere impaziente e pieno di speranza, ma questa speranza e impazienza devono fondarsi sulla realtà del presente. E’ nella realtà del momento che Gesù ci parlerà e che lo Spirito si donerà a noi. Dobbiamo imparare che Dio ci ama, che siamo preziosi ai suoi occhi e che possiamo abbandonarci al suo Spirito nell’istante presente.
Lo Spirito ci darà domani ciò che vuole che viviamo domani, ma non dobbiamo perdere tempo nell’inquietarci. La bellezza della nostra relazione con Gesù, il suo Spirito e gli altri va vissuta nell’istante presente.
Lo Spirito ci darà la pace, la forza e l’amore necessari domani. Adesso ci dà la forza di vivere il momento presente. E’ il dono che Dio ci fa oggi. Solo imparando a non avere paura ma a confidare nell’amore di Dio, abbandonandoci in Lui, impariamo a rimanere sereni.

Dio ama i figli che si abbandonano a Lui.

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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