La ragione per cui i sanitari di quella localita’ hanno richiesto un ultrasuono era rappresentata da fatto che la pancia di Marion era troppo piccola per l’eta’ gestazionale.
La donna era sicura della sua ultima mestruazione, che orientava verso una gravidanza a termine, ma la palpazione del fondo uterino non faceva pensare che ad una gestazione di circa 5 mesi.
La donna e’ giunta da noi alle 21, dopo aver perso l’ultimo matatu ed aver camminato da sola al buio per vari chilometri.
Ero gia’ in ambulatorio a causa di una precedente emergenza, e quindi ho avuto modo di accoglierla subito. Stanca, pallida, emaciata, sporca di fango e sangue.
E’ stata Sabina a raccontarmi i dettagli in due parole, mentre Dorothy aiutava Marion a farsi una doccia: “Magari non e’ neppure incinta, e quello che si palpa in addome potrebbe essere un grosso fibroma”.
“Gia’, potrebbe esserlo davvero, visto che la donna sanguina abbondantemente… guarda le gocce sul pavimento!”.
Poi e’ venuto il momento della verita’. Mentre prepariamo Marion per l’eco, ci rendiamo conto che ha una cicatrice da pregresso cesareo.
“Il bambino era podalico – mi dice la malata – ma e’ vivo”.
“ Quanti anni fa sei stata operata?”
“ Nel 2007 verso dicembre”.
“Per la miseria, questa e’ una cicatrice molto recente ed i pericoli di rottura d’utero sono molto reali. – dico a Sabina sottovoce – Speriamo solo che non abbia anche una placenta previa; se no siamo proprio nei pasticci”.
La sonda si muove delicatamente su quella pancia dolente, e mi rivela che non si tratta di un fibroma, ma di una gravidanza. Fortunatamente la placenta e’ inserita sul fondo e questo ci rassicura un po’. Il feto e’ nuovamente podalico, molto piu’ piccolo di quanto l’ultima mestruazione porterebbe a pensare. Eppure la mamma giura di essere sicura delle date. Cerco a lungo di localizzare il battito cardiaco, ma inutilmente… si tratta di una morte endouterina, che forse e’ ritenuta da mesi.
Sabina ritiene di doverlo dire subito alla mamma, ma la reazione e’ drammatica.
Marion urla, si dimena, si lancia giu’ dalla barella e picchia ripetutamente la testa sul pavimento. Dice di voler morire. Ci vuole molto a calmarla, ma la malata si chiude in un mutismo assoluto che non mi permette di parlarle.
Sabina mi consiglia di darle tempo per digerire la botta. Le somministriamo un po’ di Valium e la portiamo a letto. Cammina come un automa.
“Ora siamo davvero nei pasticci. – confido alla mia infermiera – Ha gia’ una cicatrice pregressa, e questo controindica l’uso dell’oxitocina. Fare un cesareo per estrarre un feto morto, mi sembra davvero poco etico. Speriamo che la notte porti consiglio. Ora copriamola con antibiotici e poi domani decidiamo con Ogembo. Certe responsabilita’ e’ meglio condividerle”.
Fr Beppe Gaido
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