Insieme a Enrico, Marina, Stefania veniamo accolti festosamente dagli amici di Chaaria e senza tanti preamboli, dopo i primi affettuosi saluti ed indossata la divisa, ci siamo subito immersi nel lavoro: come ogni giorno tante persone erano in attesa di essere visitate, curate, operate.
Chaaria è una realtà unica, un punto di riferimento per numerosi pazienti provenienti dal circondario e anche da paesi più lontani, che trovano qui risposta ai loro problemi di salute ad un costo veramente accessibile a tutti, il cui motore dal punto di vista sanitario è fratel Beppe.
“La mia esperienza africana iniziò nel 2002, anno in cui visitai la missione cattolica di Camp Garba della Diocesi di Isiolo, missione situata nel cuore della savana e gestita da due anziani sacerdoti sardi.
Qui iniziai le mie prime esperienze mediche africane nel dispensario della missione, recandomi in Kenya più o meno due volte all’anno e coinvolgendo nel tempo altri colleghi sardi, fino ad arrivare al 2005 quando, come gruppo di medici volontari sardi “Gruppo Karibu Africa”, iniziammo a svolgere la nostra attività specialistica anche presso l’ospedale di Nkubu (Meru).
Nel maggio 2007, insieme a tre colleghi compagni di quel viaggio, ci recammo a Chaaria dove conoscemmo la splendida persona che è poi Beppe Gaido. Premetto che in quegli anni mi sentivo già fortemente motivato nella mia azione di volontariato ma, l’incontro con Beppe fu per me come dire “folgorante”. Mi colpì la sua serenità e la semplicità con la quale ci illustrava la vita di Chaaria, il suo impegno e soprattutto la sua disponibilità verso le centinaia di persone che ogni giorno si presentavano speranzose all’ OPD dove tutti venivano visitati e nessuno veniva mandato via.
In quell’occasione lasciammo Chaaria con una certezza: quella era la realtà che cercavamo e dove avremmo indirizzato la nostra opera di volontariato e di attività medica.
Questa consapevolezza stimolò me e gli amici con me presenti all’incontro con Beppe ed al ritorno in Sardegna trasferimmo queste sensazioni ed il nostro entusiasmo al resto del gruppo”.
Ed eccoci, a distanza di quasi un anno, era giugno 2008, nuovamente a Chaaria.
Siamo arrivati per la nostra seconda esperienza a Chaaria l’11 Marzo e, sotto la guida di Beppe, abbiamo iniziato subito il nostro lavoro.
Beppe è un “treno”, è sempre presente e ci guida e coordina instancabilmente: l’attività è continua, con poche pause, e talvolta si salta anche qualche pasto. I pazienti sono numerosi ed una parte di essi necessita anche di trattamenti chirurgici.
Ogni giorno è uguale agli altri ed il ritmo di lavoro, nonostante siamo in 5 medici, è elevato e spesso ci porta a terminare molto tardi ed operare in urgenza anche la notte.
Questo è il ritmo incessante comune a tutti i giorni dell’anno e allora mi chiedo: come può Beppe con Dr. James Ogembo (che talvolta si assenta per ferie) fare fronte a tutte le necessità cliniche e chirurgiche dell’ospedale di Chaaria?
Tutto questo sembra essere ordinaria amministrazione per Beppe che con disinvoltura svolge senza sosta il suo ruolo medico e ciò che colpisce è soprattutto la sua disponibilità verso il prossimo: tutti vengono visitati, curati, ricoverati e se necessario operati.
Dei 300-400 pazienti che quotidianamente si presentano a Chaaria nessuno viene mandato via e Beppe si impegna affinché tutti i pazienti vengano visitati e trattati entro le 5 pomeridiane (ultima possibilità per i pazienti di rientrare con i “matatu” alle proprie abitazioni) e semmai gli interventi non urgenti vengono eseguiti dopo quest’ora.
Il nostro periodo di permanenza a Chaaria è volato rapidamente e la tristezza ci ha colto al momento della partenza. Tristezza perché lasciavamo Beppe da solo (Ogembo era in ferie) ad affrontare tutta la mole di lavoro e perché lasciavamo tutti gli amici .
Siamo rientrati in Italia venerdi 27 marzo alle 10 del mattino e, sembra strano ma, oggi domenica 29 marzo, ho come la percezione di essere ancora li a Chaaria e sento ancora le sensazioni e le emozioni che per tutta la permanenza mi hanno riempito il cuore e la mente e ancora penso alle persone che hanno lavorato con noi, i numerosi pazienti, i ritmi e la vita quotidiana molto diversi dalla nostra realtà occidentale. Mentre raccolgo i miei pensieri e cerco di scriverli sono proiettato verso Chaaria e sto già pensando al prossimo viaggio e a tutti i programmi che potremo sviluppare per aiutare il nostro amico Beppe e non lasciarlo solo in questa grande opera che sta portando avanti con grande determinazione.
Grazie Beppe per quello che fai e per come lo fai ed anche perché dai a tutti noi, che dedichiamo solamente piccoli frammenti della nostra vita al volontariato, una meravigliosa opportunità per sentirci utili fosse anche per salvare una sola stella...
Naturalmente il ringraziamento si estende a tutti gli splendidi ed efficienti operatori sanitari di Chaaria: Dr. Ogembo, Kanyua, Teddy, Celine, Jessie, gli altri fratelli e tanti altri.
Luciano Cara
1 commento:
Ho appena finito di rileggere la lettera di Luciano e di Marina, caro Beppe, ecco un altro gruppo che ancora non ha disfatto i bagagli e già sta pensando di ritornare li a Chaaria, per cercare di dare un piccolo aiuto.
Mi sa che hai ragione il regno Sardo –Piemontese si sta compattando, anche nei miei amici hai lasciato un segno, e che segno.
Non dirmi che non ti avevo avvisato, adesso sarà veramente difficile liberarti di noi tutti,
con affetto
Rinaldo
“ ….il mondo ha da tempo deciso che tu non abbia diritto ad un orario di lavoro da rispettare e solo una grave malattia fisica ti scuserà ai suoi occhi per aver rifiutato di aiutare un uomo, il quale pensa di poter aver bisogno del tuo aiuto a qualunque ora del giorno o della notte.
A nessuno importerà che tu sia a letto, in chiesa o impegnato in altre attività. Se uno dei figli degli uomini è malato, verrai chiamato e, come sai, quel poco di energia accumulata riposando ti verrà nuovamente portata via. Ad ogni inondazione, incendio, carestia, piaga, pestilenza , battaglia, omicidio e morte improvvisa , ti si chiederà di riprendere immediatamente servizio e di attaccare subito a lavorare, e continuare finche le forze fisiche non ti abbandonino o la coscienza non ti esoneri….”
R. Kipling ( 1865- 1936)
A Book of Words
Posta un commento