giovedì 2 aprile 2009

Molti casi di eclampsia

Negli ultimi 7 giorni abbiamo avuto ben 3 donne affette da gestosi gravidica o eclampsia; si tratta di una gravissima complicazione della gravidanza, caratterizzata da:
1) ipertensione severissima
2) stato di male epilettico con convulsioni continue
3) edema generalizzato (la donna e’ gonfia dappertutto)
4) proteinuria (cioe’ presenza di proteine nelle urine)

Si tratta in genere di donne con gravidanza avanzata, oltre la 24 settimana. Spessissimo sono ormai a temine. Oltre ai suddetti sintomi, sovente lamentano cefalea severa e disturbi visivi. I livelli altissimi di pressione possono causare emorragie cerebrali con ictus, oltre che insufficienza renale acuta e infato miocardico. L’ipertensione, e soprattutto le convulsioni, possono rapidamente causare morte intrauterina per il nacituro.
La nostra condotta terapeutica e’ la seguente: se si tratta di una gravidanza oltre la 32 settimane, con peso corporeo fetale superiore ai 2 chilogrammi, noi preferiamo non correre rischi, cesarizziamo la mamma, in modo da salvare la vita del bambino e togliere la placenta, che sembra essere l’organo responsabile per i disordini legati alla gestosi; inoltre sottoponiamo la donna a terapia antipertensiva fino all’ottenimento di valori pressori normali.
Se il feto e’ troppo immaturo, o molto piccolo, allora scegliamo la terapia medica ipotensiva per la madre, fino al raggiungimento dei 2000 mg di peso corporeo fetale. Dopodiche’ cesarizziamo. Riteniamo infatti che le possibili complicazioni sia per la madre che per il bimbo, siano cosi’ alte da controindicare l’attesa fino al termine di gravidanza.
Il cesareo e’ normalmente piu’ complesso del solito, in quanto la donna e’ comatosa ed in preda ad attacchi epilettici continui: ricorriamo quindi ad anestesia generale, invece che spinale. Inoltre anche il sanguinamento e’ piu’ profuso a causa dei valori pressori elevati. Fortunatamente i 3 casi segnalati in questa settimana stanno procedendo senza problemi nel post-operatorio.

Fr Beppe






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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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