giovedì 2 aprile 2009

Siamo pronti: il colera


Ci e’ giunta segnalazione di 9 casi di colera a Isiolo. Per la relativa vicinanza geografica e soprattutto in considerazione dell’alto numero di pazienti da noi ricevuti quotidianamente da quelle zone, siamo stati invitati dalle autorita’ sanitarie a innalzare il livello di guardia per la suddetta infezione.
Ci siamo mossi immediatamente, istituendo una speciale stanza di isolamento in quella che di solito chiamiamo room 23.
Ci siamo attrezzati per lo striscio rettale nei bambini, che sembra piu’ accurato nella diagnosi, rispetto al semplice esame della feci.
Abbiamo con urgenza preso provvedimenti per essere in grado di eseguire esame colturale ed antibiogramma dei campioni fecali raccolti da pazienti con sospetta infezione da vibrione.
Abbiamo ordinato quantita’ supplementari di ORS (soluzioni reidratanti orali) e di Darrow’s (soluzione salina endovenosa pediatrica).
Ci e’ stato segnalato che il ceppo coinvolto non causa la cosiddetta diarrea ad acqua di riso: la diarrea e’ di quantita’ inferiore, ma gli effetti tossici sono rapidi e la morte e’ assai frequente.
Per il momento a Chaaria non abbiamo ancora registrato alcun caso sicuramente positivo per vibrio colerae, anche se da due settimane i ricoveri in pediatria dovuti a diarree importanti sono aumentati notevolmente. La mortalita’ e’ per ora sotto controllo.

Fr Beppe



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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