venerdì 3 aprile 2009

Riflessioni giornaliere dal Diario di Padre Pasquale SSC su alcuni "Detti e Pensieri" di S. Giuseppe Cottolengo, a cura di Lino Piano


Numero 13


Per amore del prossimo,dovete insozzarvi anche nel sudiciume e nelle immondezze fino al collo; questa è la vera devozione della Piccola Casa, che deve essere proprio vostra, e questa la carità che dovete esercitare.

Riflessione

Chi entra nella Piccola Casa fa questa singolare esperienza: lo sguardo della ospite o dell’ospite più limitata gli tocca il cuore, lo distende e lo richiama all’essenziale.
Molti di noi non sono consapevoli dello spazio sacro del proprio corpo dove possiamo riflettere e contemplare, lo spazio da cui può nascere lo stupore.
Il Cottolengo ci invita a riscoprire il senso del nostro corpo “tempio della SS. Trinità” e ad accostarci con “stupore” a questa abitazione. “I Padre ed io verremo e porremo la nostra dimora in voi”. Le sue parole comando: “dovete” risultano meno incomprensibili!
I nostri corpi: richiamo continuo al mistero dell’Incarnazione! Le persone dei poveri: non soltanto “anima”, ma anima e corpo. Dobbiamo amare tutta la persona!
“Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio? Glorificate dunque Dio nel vostro corpo”. (1 Cor 6,19).
Il Cottolengo con il suo linguaggio duro ma reale sul tipo di servizio da offrire agli ospiti ci ricorda che siamo chiamati ad essere la casa, la dimora di Dio. Qualche volta Gesù potrebbe rivolgere a noi le parole che pronunciò contro i profanatori del Tempio: non profanate la casa del Padre mio che sono i corpi dei fratelli, il suo Corpo!
Noi possiamo profanare l’intimo della nostra persona quando lo trasformiamo in un luogo di mercato, in un centro commerciale, invaso da bisogni superficiali e da tutti i generi di banalità. Accogliere il Corpo di Gesù, il suo essere dove dimora la pienezza della divinità.
La vita e l’amore,la salvezza e il perdono sgorgheranno da Lui, attraverso il suo corpo morto e risorto… ho “fatto la comunione” diciamo.
Nella Piccola Casa, Gesù deve essere al centro di questo nuovo modo di vita che è venuto a portare.


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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