domenica 12 aprile 2009

Riflessioni giornaliere dal Diario di Padre Pasquale SSC su alcuni "Detti e Pensieri" di S. Giuseppe Cottolengo, a cura di Lino Piano


Numero 64

Si è mai sentito dire che la Divina Provvidenza abbia fatto perdere qualche cosa a taluno? Non ha dato a tutti quanto doveva? Ha essa forse mai tenuto registri? Oppure ha fatto qualche volta bancarotta? Dunque la Piccola Casa è della Divina Provvidenza, e dopo la morte di questo suo manovale saprà dare a ciascuno ciò che è suo, e che è giusto.


Riflessione

Cristo Risorto crede al nostro cuore; vede nel cuore di ognuno di noi meravigliose forze di amore risvegliarsi: la disponibilità e la generosità che ognuno di noi possiede. Il Cottolengo crede che ogni persona è capace di amare e la vera Divina Provvidenza è questo amore liberato dai cuori risorti; infinitamente più prezioso dei beni materiali. Ecco perchè la Divina Provvidenza non farà bancarotta: troverà sempre cuori pronti a donarsi e sacrificarsi per i fratelli e le sorelle più bisognose.
Viviamo in una società che non aiuta il cuore a fiorire; essa risveglia piuttosto, gli istinti di possesso e di paura, la competizione, l’anarchia dei desideri, il piacere.
La Piccola Casa è offerta dalla Divina Providenza come famiglia, comunità di pace che indica la via verso un mondo di compassione e d’amore.
Quando un numero sufficiente di persone avrà rinunciato alla ricerca dei beni materiali per vivere nella speranza, quando avranno scoperto le gioie della condivisione, allora a poco a poco le cose cambieranno.
Ci vorrà molto tempo, ma ormai la Pasqua di Risurrezione è una realtà! Dobbiamo passare dai valori del possesso, della competizione e della discriminazione, della potenza e dell’egoismo, ai valori della condivisione, della pace, della compassione e della gioia nello Spirito.
Cristo Risorto ci fa compiere questo salto nascendo di nuovo, un passaggio dalla morte alla vita. E questa morte e questa risurrezione possono essere vissute soltanto con lo Spirito donato da Gesù Risorto.

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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