venerdì 24 aprile 2009

Riflessioni giornaliere dal Diario di Padre Pasquale SSC su alcuni "Detti e Pensieri" di S. Giuseppe Cottolengo, a cura di Lino Piano


Ogni giorno un dono per noi

Numero 149

Quando non ci sia assolutamente più nulla, la Divina Provvidenza ci manderà il necessario, e staremo allegri.


Riflessione

In ogni situazione dobbiamo imparare ad accogliere la realtà e la gente che il momento presenta. Gesù ci chiama a condividere la sua pazienza e la sua impazienza. Ci aiuta ad accettare a poco a poco le persone così come sono, senza giudicare né condannare, con tutti i loro difetti, le loro difficoltà, la loro amarezza e le loro speranze, le loro ambizioni e i loro doni. Ci aiuta a guardare l’altro, a comprenderlo e, attraverso questa comprensione, ad aiutarlo a crescere secondo la misura del suo essere, donandogli il nutrimento di cui ha bisogno. E’ questa la pazienza: accettare la realtà come è, e accettare noi stessi con tutta la nostra povertà, le nostre debolezze e ferite. Dovremmo imparare a rallegrarci del dono di ogni giorno. Dovremmo essere sereni nella malattia come nella buona salute, accettando tutte e due come un dono dello Spirito. Certo, dobbiamo saper dobbiamo fare dei progetti, abbiamo i nostri appuntamenti a Gerico. Ma quando l’avvenire si fa presente dobbiamo saper modificare i nostri progetti alla luce delle nuove situazioni concrete e dei bisogni immediati delle persone. Pronti a cambiare i nostri piani per ascoltare il richiamo del momento. La saggezza comincia quando smettiamo di voler combattere la realtà del presente, come se non esistesse, ma l’accettiamo come è.

Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....