sabato 25 aprile 2009

Riflessioni giornaliere dal Diario di Padre Pasquale SSC su alcuni "Detti e Pensieri" di S. Giuseppe Cottolengo, a cura di Lino Piano


Dio ama i figli che si abbandonano a Lui



Numero 152

Esaminiamoci; sarò io, sarete voi la causa dell’indugio della Divina Provvidenza? Esaminiamo il nostro cuore, e qual cosa ci risponde?


Riflessione

Il nostro cuore deve essere impaziente e pieno di speranza, ma questa speranza e impazienza devono fondarsi sulla realtà del presente. E’ nella realtà del momento che Gesù ci parlerà e che lo Spirito si donerà a noi.
Dobbiamo imparare che Dio ci ama, che siamo preziosi ai suoi occhi e che possiamo abbandonarci al suo Spirito nell’istante presente.
Lo Spirito ci darà domani ciò che vuole che viviamo domani, ma non dobbiamo perdere tempo nell’inquietarci. La bellezza della nostra relazione con Gesù, il suo Spirito e gli altri va vissuta nell’istante presente.
Lo Spirito ci darà la pace, la forza e l’amore necessari domani. Adesso ci dà la forza di vivere il momento presente. Per questo occorre rallegrarci in ogni tempo, di ciò che ci dona ora: le gioie, i dolori, la pace, le speranze. E’ il dono che ci fa oggi.
Solo imparando a non avere paura ma a confidare nell’amore di Dio, in Lui abbandonandoci, impariamo a rimanere sereni.
Dio ama i figli che si abbandonano a Lui.


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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