giovedì 30 aprile 2009

Riflessioni giornaliere dal Diario di Padre Pasquale SSC su alcuni "Detti e Pensieri" di S. Giuseppe Cottolengo, a cura di Lino Piano


SOLENNITA’ di S.G.B. COTTOLENGO – La Tenerezza di Dio

Numero 197

a) Qual torto voi fareste alla Divina Provvidenza se con tante prove di amore non l’amaste, od anche veniste a diffidare un solo momento di Lei! b) Siamo dunque di buon conto, teniamoci bene con Dio, e poi niente paura. c) Vi ho già detto tante volte che andiamo avanti a forza di miracoli; qua dentro ne vediamo ogni giorno, anzi, potremmo dire, siamo un miracolo continuo: or bene, perché diffidare di Dio? Perché non abbandonarci interamente a Lui?


Riflessione

E’ più importante avere rapporti profondi, in cui Dio sia presente, che essere stimati dalla società o da un gruppo. Se accettiamo di seguire la scienza del cuore,accettiamo di essere vulnerabili,di non temere gli altri ma di ascoltarli, di vedere la loro bellezza e il loro valore,di comprendere le loro paure,le loro necessità,le loro speranze.
La tenerezza non conosce la paura. Non è debolezza,mancanza di forza,sdolcinatezza; la tenerezza è una forza piena di rispetto e di saggezza. Con la tenerezza,sappiamo come e quando stare vicino a qualcuno,per aiutarlo a vivere e a vivere bene.
La comunione ci rivela la nostra bellezza e il nostro valore; ci libera e ci dà la possibilità di essere veramente noi stessi. Però, questa comunione ci chiede di ascoltare con rispetto il linguaggio non verbale dell’altro. Dico “non verbale” perché,nell’amicizia e nella relazione, il gesto precede la parola. La parola è là per confermare il gesto e attribuirgli il suo significato.
La via del cuore è un cammino di guarigione della nostra affettività,attraverso la comunione e il dono di sé; ma questa guarigione non è mai completa. Dovremo sempre lottare contro il potere della paura e dell’egocentrismo nascosti dentro di noi.
Avere un cuore aperto che lascia sgorgare la compassione,la comprensione e il perdono, è un segno di maturità. Ci si sente liberati,purificati e rassicurati. Potremo allora divenire, a nostra volta, fonte di vita per gli altri e con loro vivremo una comunione di cuori. In questa comunione ciascuno diventa una sorgente di compassione, di fiducia e di liberazione per l’altro, come pure per le nostre comunità.
Donaci, Signore, la scienza del cuore! La scienza del cuore ci chiama ad accettare gli altri come sono,ad avere fiducia nella loro crescita verso una verità e una bellezza sempre più profonde. Il cuore che ha raggiunto la maturità,non cerca di imporre la propria fede agli altri. Si mette in ascolto di ciò che ciascuno è chiamato a divenire. Non giudica,non condanna. Si fa perdono. Diventa anche un cuore compassionevole; vede la presenza di Dio negli altri.



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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