lunedì 20 aprile 2009

Un'esperienza in Sud Sudan


Fr Rosario Iannetti è un Fratello Comboniano, ma è anche medico specializzato in chirurgia. Da anni gestisce un ospedale in Sud Sudan, a Madourpit, nella diocesi di Rumbeck.
Fr Rosario mi ha invitato ad unirmi ad un chirurgo olandese che si reca a Madourpit per un corso pratico intensivo sulla chirurgia della fistola vescico-vaginale. Dopo essermi consultato con il Consigliere Generale Fr Roberto Trappa, e, dopo aver ottenuto il parere favorevole del nostro Superiore Fr Giuseppe Meneghini, eccomi in viaggio verso quel martoriato Paese.
Fr Rosario mi ha detto che potrò essergli molto utile anche in ambulatorio, visto che, come succede anche a Chaaria, quando ci sono chirurghi che ci insegnano, poi si rischia di tralasciare le patologie e le emergenze del quotidiano. Avremo lezioni teoriche e molta sala operatoria con dimostrazioni pratiche da parte del Dr Tom. Sarò di ritorno a Chaaria sabato sera sul tardi.
Devo veramente ringraziare il dott. Ogembo che si è fatto in quattro perchè io non perdessi questa occasione di formazione chirurgica, ma anche di crescita umana nel contatto con una realtà estrema di povertà.
Ringrazio la Provvidenza per questa occasione di maturazione medica e spirituale insieme. Sarò ospite del Padri Comboniani che hanno un satellitare, per cui spero di potervi scrivere giornalmente le mie emozioni dal Sudan.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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