venerdì 5 giugno 2009

Il fonticometro


Ancora una volta Chaaria deve ringraziare il grande impegno di tante persone che ci sostengono e ci aiutano dall’Italia, anche con sacrifici non indifferenti.
Vogliamo sottolineare la donazione di uno strumento che vediamo nella foto: si tratta di un macchinario “oculistico” molto utile per studiare con esattezza la potenza delle lenti.
Il nostro specialista Joseph Murithi lo usa per i pazienti.
A nome di tutti noi di Chaaria desidero esprimere la nostra grandissima riconoscenza al Lions Club "Ludovico Ariosto" di Albinea (Reggio Emilia), che ha comprato il fonticometro per noi; al Prof Alessandro Corsini dell’Istituto Tecnico Galvani di Reggio Emilia, che, oltre a fornirci regolarmente di occhiali gratuiti dietro prescrizione di Joseph, e’ stato anche l’anima ed il propulsore per questo nuovo dono che viene ad arricchire il nostro laboratorio ottico; e quindi all’Associazione Volontari Cottolengo Mission, che si sono fatti carico dell’oneroso compito di spedizione.
Non possiamo negare che ci sono stati dei problemi nei trasporti, per cui lo strumento ci e’ giunto con qualche ritardo, ma, come dice il Saggio, “tutto e’ bene, cio’ che finisce bene”.
Grazie cari amici della vostra generosita’. Il Signore vi benedica e vi ricompensi per quello che fate per noi, per questa Missione, e per i poveri sopratutto.


Fr Beppe Gaido




Fonticometro.jpg




1 commento:

Anonimo ha detto...

Anche io ringrazio l'Associazione per la sua collaborazione. L'appuntamento è per il prossimo ottobre quando il Lions Club di Albinea (RE) invierà a Chaaria una "Lampada a fessura" che completerà l'attrezzatura dell'ambulatorio ottico/oculistico. Grazie sempre anche a Fr. Beppe, perché questo progetto sta facendo molto bene anche agli studenti e agli insegnanti della nostra Scuola e a tutti coloro che lo conoscono. Un elogio a Nadia che ci permette di avere un sito così bello. prof. Alessandro Corsini


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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