Joshua e’ davanti a me. E’ ormai un ragazzone; la sua faccia mostra la prima peluria della puberta’, ma e’ sostanzialmente liscia come l’olio.
Con un flash back ritorno a quel giorno del 1999 in cui Fr Maurizio mi chiese di accompagnarlo in una villaggio vicino a Chaaria, dove un bambino mostruoso era stato rinchiuso dai genitori in una stalla, perche’ lo credevano indemoniato.
Avevo una brutta malaria e facevo fatica a stare in piedi, soprattutto a causa del Lariam che mi causava vertigini quasi insopportabili. Accettai comunque di accompagnare il mio confratello ed amico a Giaki, dove entrammo in una capanna completamente costruita con paglia e fango.
Cio’ che si presento’ davanti ai nostri occhi fu veramente sconcertante: un bimbo di circa 5 anni, con la faccia sfigurata da una massa terribile (simile a quella che ha ucciso Lina). Era sporco. Giaceva nei suoi escrementi e nella saliva che scendeva abbondante dalla sua bocca.
Basto’ uno sguardo tra me e Maurizio e l’intesa fu immediata: non potevamo lasciarlo li’. Lo abbiamo portato a Chaaria, ed abbiamo chiesto alla mamma di venire con noi. Lo abbiamo ripulito, medicato… ed abbiamo anche tentato di nutrirlo.
A quei tempi eravamo un dispensario, e le spese di gestione erano molto inferiori rispetto ad oggi.
Abbiamo quindi deciso di portarlo al Kenyatta National Hospital, dove l’esame istologico ha rivelato un linfoma di Burkitt, che e’ stato curato con chemioterapia per circa un anno. E’ stato un periodo di viaggi da e per Nairobi, soprattutto da parte di Fr Lorenzo, che partiva alle 3 di mattina e tornava alle 2 della notte seguente. Abbiamo speso un occhio della testa per pagare le degenze, i costosissimi farmaci chemioterapici, le trasfusioni che ai tempi ancora non erano possibili a Chaaria.
Poi, dopo la chemio e’ venuto il periodo del follow up, che abbiamo portato avanti noi stessi con visite periodiche ogni 6 mesi, per cogliere sul nascere ogni possibilita’ di ricaduta… Ma tutto e’ andato benissimo. Il tumore ha risposto alla chemio in modo eccellente, ed oggi possiamo pronunciare la parolina fatidica: “sei guarito”. Ci sono voluti 10 anni di impegno, di fatiche, di spese, di paure, per arrivare al risultato odierno.
Non possiamo negare che sia un momento esilarante, anche se si tratta di una goccia nell’oceano. Per guarire Joshua abbiamo speso piu’ soldi di quanti ne avremmo utilizzati per migliaia di malarie cerebrali. A quanti altri bambini abbiamo dovuto dire di no dopo di lui, perche’ economicamente non ce la facevamo a sostenere di nuovo il peso della chemioterapia e del follow up! Quanti bimbi ho visto morire di linfoma di Burkitt dopo aver incontrato Joshua?
E’ sempre difficile decidere: diamo tutto ad una persona, perche’ lei ha il diritto di guarire, e poi restiamo senza finanze per tutti gli altri?
Oppure neghiamo anche al singolo malato le terapie che sappiamo essere disponibili, perche vogliamo che il nostro patrimonio sia distribuito piu’ equamente tra tutti quelli che ne han bisogno?
E’ un tarlo quotidiano che “ti ruga” nel cervello!.
Oggi comunque ho davanti a me un ragazzone forte e guarito, alto come la sua mamma. Sono convinto che questo sia un risultato eccezionale, e che davanti a Dio valga moltissimo.
Ora Joshua e la madre se ne sono andati. Si sono dimenticati anche di dire grazie per quello che abbiamo fatto per loro. Sicuramente non li vedro’ mai piu’, a meno che il giovane abbia nuovamente bisogno di speciali terapie gratuite.
Ma noi dobbiamo lavorare a fondo perduto, sapendo che la ricompensa verra’ dal Signore, e non dagli uomini.
Fr Beppe
PS: Nelle foto che ho scattato dal vecchio album dell’ospedale vedete Joshua 10 anni fa prima che iniziassimo la terapia
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