lunedì 15 giugno 2009

La lebbra

Sicuramente a Chaaria e’ una condizione molto piu’ rara che in altre parti dell’Africa dove sono stato. Non ci sono paragoni per esempio con l’Etiopia e con il Sud Sudan, dove i lebbrosi sono migliaia. Ma ancora, soprattutto in soggetti anziani, possiamo riscontrare esiti della terribile malattia, che comunque non e’ del tutto scomparsa e rischia di infiltrarsi nuovamente anche nei nostri territori, soprattutto a causa delle migrazioni dalla Somalia e dal Sud Sudan.
Siamo cumunque preparati alla diagnosi ed alla terapia: abbiamo farmaci dati dal governo che ci permettono di curare la condizione morbosa prima che si verifichino le terribili complicazioni che vedete per esempio in questa vecchia donna.
Lebbra1.JPGLa lebbra causa infatti una anestesia della parte del corpo colpita, insieme a chiazze cutanee biancastre e rigonfiamenti dolorosi dei nervi. I malati non sentono dolore quando si procurano ferite ai piedi, magari camminando scalzi. Queste ulcere poi diventano sempre piu’ profonde e infette, fino a coinvolgere l’osso e a condurre ad una autoamputazione della parte. Lo stesso puo’ succedere a livello delle dita, soprattutto in popolazioni rurali dedite all’agricoltura: la mani sono infatti spesso ferite a causa di rami, spine, ecc.
Le ulcere spesso sono purulente e puzzano tremendamente. Ecco la ragione per cui i lebbrosi sono sovente ostracizzati e temuti.
C’e’ anche interessamento dei nervi motori, con progressiva perdita della forza muscolare: quando cio’ accade ai muscoli che controllano le palpebre, i pazienti non riescono piu’ a chiudere l’occhio (lagoftalmo), e normalmente c’e’ cecita’ totale dovuta alle infezioni che poi complicano il quadro clinico.
Si tratta di una malattia batterica, che si trasmette tramite il diretto contatto con la pelle di un paziente infetto. E’ pochissimo contagiosa, ma siccome la gente non lo sa, sta molto alla larga dai lebbrosi.
Se presa in tempo, al minimo segno di anestesia, danno motorio, rigonfiamento di un nervo, o chiazze ipopigmentate della cute, la malattia e’ del tutto curabile. Normalmente la anestesia e la paresi sono dovute a reazione del nervo per i primi sei mesi, e la risposta al cortisone e’ generalmente ottima, con totale ripresa della funzione entra il lasso di tempo sudddetto. Se i sintomi neurologici durano pero’ piu’ di un semestre, ormai il nervo e’ stato distrutto e non c’e’ piu’ nulla da fare, anche se gli antibiotici fermano il decorso della malattia. Si trattera’ allora di procurare delle calzature confortevoli e morbide per prevenire traumi e lacerazioni di arti ormai anestetizzati. Bisognera’ insegnare ai pazienti a guardarsi le mani, e a curare immediatamente ogni taglio o lesione.
La terapia antimicrobica in grado di uccidere il batterio (che si chiama mycobacterium leprae ed e’ parente stretto di quello che causa la TBC), consta di 3 antibiotici: la Rifampicina, il Dapsone, la Clofazimina.
Per la nostra paziente ormai le parti distali degli arti sono andate, ma una buona terapia antibiotica le salvera’ la vita.

Fr Beppe

Lebbra.JPG


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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