sabato 13 giugno 2009

Oggi sposi

Nella parrocchia di Chaaria c’e’ grande movimento. Da Materi e’ gia’ arrivato un pulman colmo di infermieri in alta uniforme. I membri del nostro staff stanno aspettando da parecchio davanti alla Chiesa: sono vestiti tutti allo stessso modo: le donne hanno un vestito rosa fosforescente e gli uomini un completo con giacca a doppio petto.
Tutti stanno attendendo, ed l’aspettativa cresce man mano che il proverbiale ritardo si fa lungo ed estenuante. Anche il prete, Fr John Peter, e’ davanti alla porta della Chiesa, vestito a puntino con i paramenti liturgici.
Poi finalmente ecco un nuvolone di polvere alzarsi all’orizzonte. Pochi istanti dopo, dal cancello della parrocchia fa il suo ingresso la nostra auto storica: la mitica “spugna”, ansimando ed emettendo un fumo nero dell’accidenti si inerpica in mezzo alle grosse radici degli alberi e si ferma a pochi metri dalla folla.

Improvvisamente suonano i tamburi e le kayambe (strumento tradizionale fatto di canne e semi di legumi); le donne emettono le loro proverbiali grida di festa ( vigheleghele); tutti cantano e danzano, battono le mani e si agitano.Millicent1.jpg

Dalla macchina scende Millicent, bella come una fatina nel suo candido abito nuziale, mentre dal gruppo degli infermieri di Materi emerge Patrick.
Preceduti da una lunga fila di bambini, tra cui orgogliosamente erano presenti anche i loro tre figli, si dirigono in chiesa, dove li accoglie un parroco scoppiettante ed un coro da “grandi occasioni”.
La Messa e’ lunghissima, ma piena di colori, di musica e di danze. Tutti sono “rapiti” dalla predica di father John Peter che oggi e’ a meta’ tra un Pastore ed un Disk Jokey.
E’ stato proprio bello! Poi tutti sono andati alla casa di Patrick e Millicent, sulla collina oltre il Mariara, dove c’e’ stato un semplice e caldo ricevimento.
Millicent e’ al Cottolengo Mission Hospital da circa 9 anni, e lavora come “subordinate staff” presso il grande reparto degli uomini.
Patrick e’ un infermiere che da vari anni lavora all’ospedale St Orsola di Materi.
A loro auguriamo felicita’ per tutta la vita.


Fr Beppe


Millicent.jpg


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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