domenica 26 luglio 2009

Grazie Luca

Carissimo Luca,
domani mattina presto partirai alla volta di Nairobi, e quindi ritornerai alle tue occupazioni in Italia. A nome di tutti i Buoni Figli e di tutti i malati che hai servito con cuore semplice e disponibile, intendo dirti GRAZIE: per la tua semplicita' soprattutto... hai saputo metterti al fianco degli handicappati mentali e dei degenti piu' difficili con grandissimo rispetto e con una dedizione eccezionale, e lo hai fatto come se fosse la cosa piu' naturale del mondo.
Ti ringraziamo per il servizio offerto ai malati dopo cena, quando con umilta' vuotavi le borse dell'urina e sistemavi le loro zanzariere. Ti siamo grati per tutti i bagni che hai fatto ai nostri ragazzi; per averli aiutati a mangiare, per averli assistiti nelle attivita' occupzionali; per essere stato al loro fianco nel delicato momento della scuola speciale. Grazie anche per averli portati fuori alla domenica, dando loro dei momenti di svago.
Grazie inoltre per come hai saputo familiarizzare con i giovani Fratelli africani, che non ti hanno mai sentito freddo e distaccato, ma ti hanno avvertito come uno di loro.
Grazie per i momenti in cui abbiamo potuto parlare liberamente, condividendo le nostre idee anche su argomenti complessi e delicati.
Non abbiamo nulla da offrirti in cambio del servizio che hai offerto alla nostra missione, ma ti promettiamo che pregheremo per te e per tutte le tue intenzioni... e, se potrai, ti aspettiamo ancora!
Anche a nome dei Fratelli, delle Suore e dei malati.



Fr Beppe




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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