domenica 2 agosto 2009

Il mio nome non è più nessuno


Durante la Messa domenicale presso l'ospedale di Chaaria, alla presenza di tutti gli altri malati, sono stato battezzato dal parroco di Chaaria (Father John Peter). Il mio padrino e' Fr Beppe. Mi e' stato dato il nome di Bartolomeo, in ricordo del Signor Chiavazza che e' mancato recentemente. Ora il mio nome completo e' Bartolomeo Murithi.
E' stata una bella celebrazione. C'era un fantastico coro composto dal personale del Centro. Ora mi sento molto felice. Sono ancor piu' parte di questa famiglia: i volontari italiani gia' mi chiamano Bart, ma so che la gente del Meru ama pronunciare il mio nome per esteso. Ora sono un Cristiano a tutti gli effetti: sento l'amore di Dio che si prende cura di me attraverso tutte le persone che mi accudiscono qui a Chaaria, ed anche attraverso chi dall'Italia mi ha voluto adottare.
Il mio vero papa' non ha voluto neanche venire al battesimo, nonostante fosse stato invitato, ma ora ho un nuovo Padre in Cielo, e tante persone che mi vogliono bene qui in terra.
Ciao



Bartolomeo Murithi


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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