domenica 2 agosto 2009

I pericoli della medicina alternativa


Quando si gira per le strade del Kenya, anche molto vicino a Chaaria, e' frequente trovare dei cartelli, magari scritti in modo maldestro su un pezzo di cartone, indicanti cliniche in cui SI GUARISCONO TUTTE LE MALATTIE, INCLUSE L'INSUFFICIENZA RENALE ED ADDIRITTURA L'AIDS.
Guardando poi alla cosiddetta casa di cura, ci si rende conto che si tratta di un tugurio circondato da galline e da rifiuti maleodoranti. Ci si domanda allora: "come mai, gente che possiede la terapia per l'HIV, e che; in questo, e' certamente piu' avanti della migliore Universita' americana, si trova ad operare in una baracca di legno? Come mai non viaggiano in limousine e non abitano in una sontuosissima villa nel quartiere piu' esclusivo di Nairobi?"
Altri cosiddetti guaritori tradizionali si spingono addirittura oltre: arrivano a dirti quanto tempo durera' la terapia. Per esempio sono passato recentemente di fronte ad una di quest ospedaletti tradizionali, dove l'insufficienza renale veniva curata in 3 mesi, l'HIV in un mese, lo stress in 2 mesi.
Tutti usano medicine di carattere erboristico... e tutti si fanno pagare un sacco di soldi. Conosco gente che e' stata ridotta sul lastrico da questi dottori alternativi...
Naturalmente sono ancora molti coloro che si rivolgono allo stregone del villaggio, ma questo mi disturba meno, anche se pian piano spero che credenze come quelle del malocchio vengano superate. Mi preoccupa molto di piu' una persona che irresponsabilmente puo' affermare che, dopo due mesi della sua medicina erbalistica, l'infezione da HIV sara' debellata. Il paziente si sentira' quindi sicuro di se', e diffondera' il contagio sempre di piu', fino al giorno in cui il suo sistema immunitario non ce la fara' piu', e per lui sara' troppo tardi anche per rivolgersi alla medicina ufficiale.
E che dire di quelle persone a cui e' stato consigliato di sospendere il diuretico perche' i reni erano guariti con le erbe, e poi sono morti di uremia? O degli ipertesi che non ne hanno piu' voluto sapere delle pastiglie cosiddette chimiche, ed ora sono emiplegici per ictus garzie all'apporto del traditional healer?
Sono ora in voga anche i cosiddetti supplementi alimentari: provengono dall' Asia... soprattutto dalla Cina. Ci sono delle lobby che cercano di convincere i poveri e confusi pazienti che l'assunzione prolungata di certe vitamine e di certi minerali sia in grado di curare un sacco di patologie anche gravissime, di fronte a cui la medicina ufficiale e' impotente. Il risultato e' sempre lo stesso: gente che si fa dei debiti per comprare questi supplementi, e poi, alla fin della fiera, non migliorano affatto (anche Lina era caduta in quell'inganno).
Oggi sul giornale e' apparso il caso di una persona a cui sarebbe spuntato un cancro della pelle a causa di pozioni strane che i guaritori avevano consigliato di applicare.
Io non sono certo contro i rimedi di carattere erboristico... ci sono evidenze scientifiche che le supportano: pero' e' chiaro che qui ci sono molti disonesti che con una leggerezza inaudita pretendono di curare malattie al momento inguaribili, ed ingannano i pazienti ignari.
Ripeto: rispetto molto di piu' gli stregoni perche' loro seguono una cultura ed una filosofia diverse. Essi ed i loro pazienti ancora pensano alla malattia come ad una disgrazia voluta da certi spiriti che bisogna scacciare, calmare o farsi amici... oppure ritengono che si siano dele parti del corpo che occorre estrarre per permettere alla salute di rafforzarsi (rimozione dei falsi denti nei neonati per esempio)... ma i nuovi guaritori si pongono in un'ottica diversa di business bieco ed estremamente pericoloso per la gente che a loro si affida.



Fr Beppe



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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