domenica 9 agosto 2009

Il piede di Madura

Fereti e’ arrivato dal Nord, precisamente da North Horr. Ha una gamba sola, perche’ e’ stato operato amputato due volte a Wamba.

Sul foglio di dimissione vedo che i colleghi di quello splendido ospedale del deserto hanno scritto maduromicosi.

Mi insospettisco e chiedo al giovane se conosce la ragione per cui gli hanno tagliato la gamba. Lui non lo sa. Anche il kiswahili per lui e’ problematico. Conosce solo la sua lingua locale, piu’ vicina all’arabo che alle parlate bantu.

Riesco a chiedergli (non senza fatica) la ragione per cui ha intrapreso un viaggio cosi’ lungo verso Chaaria. Mi fa capire che ci sono delle masse dure lungo la cicatrice operatoria, con qualche fistola cutanea: mi avvicino ed osservo con attenzione.

Non fuorisce pus, ma un liquido nerastro. Gli somministro qualche ml di anestesia locale e provo ad aprire un po’ la breccia... e faccio BINGO: ne fuoriesce un cumulo di granuli neri e piccolissimi, estremamente simili al caviale.

Questo e’ un reperto cosi’ caratteristico che non ho alcun dubbio sulla diagnosi: e’ davvero una maduromicosi, che continua a recidivare anche dopo le amputazioni.

Ora il caso di Fereti e’ molto difficile perche’ ormai non rimane che un moncone di pochi centimetri, e, nel caso di una nuova osteomielite, un ulteriore intervento ci obbligherebbe a disarticolare completamente il femore all’altezza del bacino.

Per questo tento la via conservativa: lo metto sotto antibiotici ed apro abbondantemente la ferita operatoria con il fine di attuare una attenta toeletta chirurgica che rimuona tutte la uova di Madura. La speranza e’ che si possa eradicare la malattia senza ulteriori sacrifici per l’arto interessato.

La malattia e’ anche chiamata micetoma; e’ tipica delle aree semidesertiche in cui le precipitazioni sono scarse, ed e’ causata da funghi o da actinomiceti che colonizzano il sottocute, formano degli aggregati e provocano una reazione infiammatoria che porta poi a fistole e ad osteomielite.

La via di ingresso e’ normalmente una ferita penetrante... ecco perche’ la condizione e’ piu’ frequente agli arti inferiori (piede di Madura), soprattutto in quelle popolazioni in cui si cammina a piedi nudi. Ma la malattia puo’ interessare anche le mani, soprattutto per i contadini.

Ora a Fereti stiamo facendo della ciprofloxacina e del bactrim per eliminare gli actinomiceti e del fluconazolo per colpire i funghi.

Speriamo di riuscire ad aiutarlo con la terapia medica, senza piu’ portarlo in sala.




Fr Beppe




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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