lunedì 24 agosto 2009

Lo sapevate che... il taglio cesareo...

.... e’ una delle operazioni piu’ antiche ideate dal genere umano? Le sue orignini vanno indietro al tempo dell’Impero Romano.

Ma anche in Africa le sue origini sembrano essere molto remote. Infatti nel diciottesimo secolo i primi esploratori europei furono sorpresi nel trovare testimonianze di chirurghi tradizionali che eseguivano l’operazione in modo routinario quando il parto naturale falliva.

Un documento eccezionale a questo proposito e’ un disegno che ritrae un cesareo tradizionale verso la fine del diciottesimo secolo. Alla donna veniva fatto bere del vino di banana per sedarla ed ubriacarla. Quindi veniva praticata una incisione a tutto spessore dalla cute all’utero, utilizzando dei coltelli rudimentali in metallo, mentre vari assistenti la tenevano ferma bloccandole le graccia e le gambe. Dopo l’estrazione del bambino la sutura veniva eseguita chiudendo l’utero e tutte le strutture sovrastanti in un solo strato. Veniva in genere usata una grossa spina di legno a cui erano attaccati dei filamenti estratti dalle liane di vari alberi.

A Chaaria invece il primo cesareo risale al 1999. Era stato un caso isolato e del tutto eccezionale. Non eravamo assolutamente pronti ne’ come staff, ne’ come sala. Ricordo che era stagione delle piogge ed eravamo in stato di totale inondazione a causa del fenomeno El Nino.

La donna non riusciva a partorire ed abbiamo cercato di trasportarla a Meru per la chirurgia. La nostra vecchia Land Rover pero’ si e’ impantanata irrimediabilmente nel fango. E’ stato quindi gioco-forza tentare di fare qualcosa. Abbiamo radunato tutto il nostro coraggio ed abbiamo provato, con l’unico scopo di salvare madre e neonato… il cesareo è andato bene contro ogni aspettativa e nonostante tutta la mia paura.

Il riconoscimento pero’ che la nostra struttura non era adeguata, e la paura di fare danni, ci ha portati ad abbandonare il progetto ancora per molto tempo. Dopo quell’emergenza inderogabile del 1999 abbiamo ripreso a trasportare i casi complicati nell’ospedale di riferimento. La pratica routinaria dei cesarei è poi ripresa nel 2004, quando Laura Sacchi ha creduto in me ed è venuta a Chaaria per un mese con lo scopo di insegnarmi propriamente la tecnica chirurgica.



Fr Beppe



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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