venerdì 11 settembre 2009

Dal diario di Chaaria



Giovedi’ 10 settembre: COSE DELL’ALTRO MONDO.
Nel vostro contesto occidentale quello che sto per raccontarvi e’ ormai rarissimo, ma qui da noi e’ una evenienza ancora relativamente frequente.
Abbiamo ricevuto un giovane completamente rigido ed inarcato all’indietro sulla spina dorsale. La cosa che piu’ in lui colpisce e’ il fatto di essere cosciente ma incapace di controllare la rigidita’ della schiena. Ha anche le mandibole bloccate (non puo’ aprire la bocca) e fa continuamente una smorfia che puo’ anche sembrare un sorriso se la situazione non fosse drammatica a causa del fatto che lui ha un dolore incredibile a causa dello spasmo muscolare sia alla mandibola che alla schiena.
Ogni piccolo rumore, come il grido di un compagno di camera, o un cucchiaio caduto per terra, suscita in lui continui attacchi di contrazioni muscolari dolorosissime. Ieri sera lo abbia trovato inarcato sul pavimento, pur avendo messo due letti uno vicino all’altro e contro il muro
Un fatto importantissimo per noi al fine di giungere alla diagnosi e’ stato il dato che il giovane era stato circonciso tradizionalmente pochi giorni orsono. Lo abbiamo guardato e ci siamo accorti che l’area e’ terribilmente infetta, con zone di necrosi secca, sotto le quali i batteri anaerobi (cioe’ quelli incapaci di sopravvivere in ambienti ricchi di ossigeno) possono moltiplicarsi tranquillamente.
Mettendo insieme tutti questi elementi siamo giunti alla diagnosi: si tratta sicuramente di tetano.
Abbiamo quindi cercato di ripulire la ferita indetta, esponendola all’aria ed usando abbondante acqua ossigenata. Abbiamo fatto un richiamo antitetanico, in quanto siamo sprovvisti delle immunoglobuline. Abbiamo iniziato il metronidazolo endovena, che e’ molto attivo sugli microbi anaerobi. Abbiamo “coperto” il ragazzo con penicilline sistemiche e locali, con lo scopo di uccidere i batteri ancora vivi ed in circolo, prima che nuove tossine vengano prodotte e vadano ad intaccare maggiormente il sistema nervoso centrale.
Abbiamo sedato il ragazzo sia con barbiturici in muscolo, sia con infusione continua di valium. Lo abbiamo isolato in una stanza buia e abbiamo proibito le visite. Lo idratiamo con le flebo e lo nutriamo con il sondino nasogastrico.
Sappiamo che il malato avrebbe bisogno di terapia intensiva e di respirazione assistita, ma nelle nostre condizioni, non gliela possiamo offrire.
Siamo anche ben coscienti del fatto che il 90% dei nostri malati di tetano sono deceduti nonostante i nostri sforzi.
Vogliamo comunque sperare che questo giovane faccia parte del fortunato 10%.


Venerdi’ 11 settembre: ANCORA COLERA
Chi e’ stato qui a Chaaria sa quanti pazienti riceviamo sia da Marsabit che da Laisamis. Ecco perche’ la notizia di questa nuova epidemia di colera non ci lascia indifferenti e ci porta ad elevare il nostro livello di guardia di fronte a tutti i casi di diarrea provenienti da quelle aree. Il problema e’ ancora la siccita’ ed il fatto che le poche fonti d’acqua sono ormai contaminate e scarse.
Sappiamo che il colera puo’ uccidere entro ore a causa di disidratazione e insufficienza renale acuta.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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