martedì 30 marzo 2010

Lça cicogna...

…vola molto spesso dalle parti di Chaaria, ed anche in questi giorni ha deciso di posarsi su alcuni focolari della nostra grande famiglia.
Un mesetto fa si e’ posta sul caminetto di Kanana, che gia’ aveva una bambina ed ora ne ha una seconda.
Poi e’ stata la volta del nostro laboratorista Mugambi, che e’ diventato papa’ di una bella bimba... la sua secondogenita.
Quindi l’instancabile cicogna si e’ posata sul caminetto del nostro clinical officer Kaberia, che e’ ora diventato papa’: anche la sua primogenita e’ una femminuccia. Lui ha gia’ deciso il nome: si chiamera’ Gatwiri, e quindi il nostro Kaberia d’ora in avanti amera’ essere definito come Baba Gatwiri.
Da ultimo la cicogna ha scelto la casa di Mukindu e Kathure (la nostra dolcissima Mama Sharon): era in turno, come al solito, durante la notte. Sono stato chiamato alle 3 per un raschiamento uterino, e lei mi ha detto che non avrebbe potuto aiutarmi perche’ aveva le contrazioni... E’ quindi passata dal lavoro al lettino della sala parto. Alle 7 di mattina gia’ stringeva al petto il suo maschietto: ora mamma e papa’ sono felicissimi perche’ hanno una bella coppia di figlioletti.
La cicogna anche ora non si tiene lontana da Chaaria, e tutti siamo in attesa del primogenito di Lydia Kathira, a cui auguriamo ogni bene. Non sta lavorando perche’ ha qualche contrazione, ma tutti speriamo che pure la sua casa possa accogliere il dono di una nuova vita sana e robusta. L’attesa per Lydia non sara’ piu’ lunga di 2 settimane.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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