venerdì 13 agosto 2010

Due bambine povere: Pamela e Sharon


Margaret Kinya e’ una donna sola e poverissima; e’ stata abbandonata dal marito. Non ha una casa e non ha un lavoro. Non possiede neppure un piccolo pezzo di terra da cui ricavare il sostentamento per se’ e per le sue due bambine.
Le bimbe vivono praticamente per strada, e sono sempre sporchissime. Le vedete nella foto.
La piu’ grande e’ Pamela che ha 6 anni. La seconda si chiama Sharon, ed ha 5 anni. Nessuna delle due va a scuola. Fino ad oggi Margaret e’ vissuta in una stanza affittatale da Sr Oliva, ma per il resto e’ vissuta di stenti, lavoricchiando qua e la’ per stipendi da fame.
Proponiamo la adozione a distanza di queste due bambine.
Con il contributo di qualche buon samaritano potremmo cercare di toglierle dalla strada, e di inserirle in una scuola a tempo pieno. Potremmo anche dare qualche soldo alla madre perche’ inizi a tirarsi un po’ su dalla sua miseria nera.
Se qualcuno fosse interessato ad aiutare queste due piccole, potrebbe rivolgersi o a Nadia Monari o a Lino Marchisio (la loro email la trovate sul blog stesso)... loro poi mi farebbero sapere.
Appena ho qualche notizia, io parto con i passi necessari per mettere le piccoline in una buona scuola.
Dio benedica chi aiuta i poveri.


Fr Beppe Gaido 


18/08/2010
Ringrazio di cuore la Sig.ra Ewa di Foiano della Chiana (Arezzo), suo marito Luca e la figlia Marzia, per aver preso in carico l'impegno di adottare a distanza entrambe le bambine.

Nadia

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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