sabato 7 agosto 2010

Kwashiorkor

Il kwashiorkor, non cosi’ frequente a Chaaria, non e’ comunque una entita’ del tutto assente. E’ una malattia dei poveri: poverta’ di denaro, di cibo o di ‘conoscenza’.
Lisper ne e’ un altro esempio. E’ stata ridotta in questo modo dalla malnutrizione... soprattutto dalla carenza di proteine.
L’origine della sua particolare condizione non sta probabilmente nella mancanza assoluta di cibo, anche se la sua famiglia vive in una zona semiarida e poco sviluppata del Tharaka.
Il suo problema e’ molto probabilmente familiare.
La mamma e’ morta, ed il padre pare non essere del tutto a posto ‘ai piani superiori’: continua ad affermare che sua figlia mangia bene; ma quando gli chiediamo di cosa si nutra, elenca strani nomi che nemmeno il nostro staff riesce a decodificare.
Gli domandiamo se da’ alla figlia proteine e lipidi, sotto forma di latte, carne o uova... ma lui risponde che sono troppo poveri, e non se lo possono permettere.
Proviamo a tastare il terreno sui carboidrati e sulle vitamine, e gli domandiamo se alla bambina da’ frutta, ma lui risponde secco che dalle sue parti non c’e’ frutta... Difficile crederlo perche’ banane e papaye, anche selvatiche, qui crescono dovunque. Ma e’ chiaro che questo papa’ non ce la fa a star dietro alla sua piccolina, e che ripetera’ gli stessi errori dietetici non appena ritornera’ a casa.
La bimba ha il kwashiorkor sostanzialmente perche’ mangia sempre la stessa cosa, invece di una adeguata varieta’ alimentare che le permetterebbe un equilibrato rapporto tra zuccheri, grassi e proteine.
Bisognera’ cercare di contattare qualche altro membro della famiglia per vedere se sia Lisper che il suo povero padre (povero di testa e di denaro) potessero essere aiutati a formulare una dieta piu’ variegata e bilanciata.
Penso infatti che il problema della piccola paziente sia piuttosto una monoalimentazione, che una vera denutrizione.
Per ora stiamo cercando di correggere il ‘bilancio calorico negativo’, e lo facciamo con delle pappette arricchite, preparate dal Dr Visentin su indicazioni dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanita’): usiamo latte intero a cui aggiungiamo olio di girasole, zucchero, sali minerali ottenuti dalle soluzioni reidratanti orali,  e burro di arachidi. Quest’ultimo e’ ricco di proteine vegetali.
Si tratta di una bomba calorica abbastanza indigesta.
All’inizio infatti Lisper ha avuto problemi di digestione ed una certa diarrea oleosa, ma ora pare diventata ghiotta della pappa arricchita preparata per lei quotidianamente da Pierantonio... e speriamo di farcela a salvarla.
Poi, prima di mandarla a casa, cercheremo di prendere contatto con il parroco o con il pastore della zona, per vedere se si riuscisse a creare una rete di sostegno locale per questo papa’ solo, povero e disorientato.

Fr Beppe Gaido

1 commento:

Anonimo ha detto...

Oggi abbiamo deciso di trasferire Lisper a Tuuru dove le suore del Cottolengo gestiscono un programma specifico per il kwashiorkor.
Credo che così possa riprendersi prima. Il papà andrà a casa anche perchè non sembra positivo per il recupero di Lisper.
Fr Beppe


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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