mercoledì 25 agosto 2010

La bellezza del mobile clinic



Il mobile clinic presso vari villaggi nei dintorni di Mukothima, che da alcune settimane proponiamo ai volontari il sabato, e’ certamente una cosa bella, che spero di poter portare avanti anche in futuro,.
Il mobile clinic offre a chi ne e’ interessato la possibilita’ di vedere un’Africa vera e davvero missionaria... non quella delle classi piu’ agiate che hanno il macchinone e che possono permettersi il supermercato ed il pub alla domenica pomeriggio a Meru.
E’ poi anche un grosso aiuto che possiamo dare alle suore di quella Missione che, andando nei villaggi con medici italiani, danno maggior credibilita’ e peso alla loro azione sanitaria.
Inoltre il mobile clinic sposta il baricentro della nostra attivita’: non sono piu’ i poveri a dover fare ore di strada per raggiungere l’ospedale, ma siamo noi a muoverci verso i poveri, per rendere i nostri servizi piu’ accessibili.
Il mobile ha certamente dei limiti intrinseci, e non puo’ sostituirsi all’ospedale: come si potrebbe infatti assistere nei mobile clinics un bambino che ha bisogno di una trasfusione, o una donna che ha una presentazione trasversa e necessita un cesareo?
Nel mobile si fa soprattutto opera preventiva, vaccinazioni, assistenza alle gravide, oltreche’ piccola diagnosi e terapia (non certo per esempio la gestione di una malaria cerebrale).
L’ospedale rimane quindi la roccaforte della nostra azione caritativa e sanitaria per la nostra gente.
Ma il mobile e’ bello proprio come idea in se’. Siamo noi a spostarci verso chi e’ bisognoso senza attendere che siano loro ad avvicinarsi a noi.
In ottobre organizzeremo un mobile clinic anche da Chaaria, in collaborazione con altre organizzazioni internazionali attive nel campo dell’HIV: ci recheremo a Kiamuri e faremo una giornata di test HIV gratuiti, counseling, e terapia spicciola gratuita per varie patologie. Anche allora coinvolgeremo i volontari che ne saranno interessati.

Fr Beppe Gaido




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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