venerdì 20 agosto 2010

Riungu

La famiglia dei Buoni Figli e’ nuovamente strapiena in quanto abbiamo deciso di accogliere nuovamente Justus Riungu, che era stato nostro ricoverato ai primi tempi della missione ed aveva poi insistito per vivere fuori.
Handicappato mentale medio grave e’ vissuto per circa 10 anni con i suoi fratelli a Mitunguu. Riungu puo’ camminare e mangiare da solo. Parla, anche se i suoi discorsi sono molto limitati ed infantili. E’ autosufficiente per le elementari funzioni corporee.
Il suo problema piu’ grosso e’ sempre stato l’epilessia, controllata abbastanza bene con il gardenale.
Durante l’ultimo decennio abbiamo continuato ad assisterlo con dei pacchi viveri e con una piccola somma di denaro mensile. Di questo servizio si e’ occupato prima Fr Giovanni Bosco e poi Fr Lorenzo.
Negli ultimi due o tre anni le sue condizioni mentali hanno dato segni evidenti di deterioramento, e questo ha portato anche ad una stanchezza nel nucleo familiare che lo ha gradualmente abbandonato a se stesso.
Riungu e’ diventato sempre piu’ trasandato e sporco. La sua barba poteva rimanere non-rasata per un mese, finche’ ritornava da noi per il pacco viveri: in quella occasione lo aiutavamo a fare il bagno ed a radersi.
Ultimamente poi sono diventati frequenti anche i ricoveri ospedalieri causati da attacchi epilettici: probabilmente Riungu non assumeva i farmaci in modo regolare, e nessuno glielo ricordava a casa dei fratelli.
La goccia che ga fatto traboccare il vaso e’ capitata la settimana scorsa: e’ ritornato in ospedale febbricitante, confuso e sporco.
In tasca gli abbiamo trovato tutte le compresse di fenobarbitone che gli avevamo prescritto un mese prima. Nella giacca stracciata abbiamo anche reperito una dose intera di antimalarico che Riungu avrebbe dovuto assumere la settimana precedente... ma evidentemente non aveva compreso le indicazioni dell’infermiere, pur continuando a dire sempre di si’.
E’ risultato evidente che Riungu non e’ in grado di autogestirsi in un nucleo familiare che se ne disinteressa.
Ora lo abbiamo portato al Centro ad occupare il letto che era rimasto vuoto dalla morte dell’ultimo Buon Figlio.
In realta’ non avremmo piu’ voluto riempire quel letto. Il nostro desiderio sarebbe stato quello di decongestionare un po’ le camere che sono troppo affollate... ma in Africa come si fa a fare certi ragionamenti? Quando il bisogno e’ pressante, quando le richieste sono continue, come facciamo a dire di no, soprattutto se l’alternativa e’ una vita randagia come quella condotta da Riungu negli ultimi anni, con il rischio di complicazioni mediche anche mortali in quanto non era capace di assumere la corretta terapia?
Crediamo che il Santo Cottolengo non punterebbe su camere piu’ spaziose con letti piu’ distanziati, quando fuori ci fossero dei poveracci che dormono sulla nuda terra.
Questo e’ stato anche il nostro ragionamento, e questa e’ la ragione per cui Riungu e’ l’ultimo venuto nella nutrita famiglia dei Buoni Figli, costituita ora da 51 membri.
Ringrazio di cuore Fr Giancarlo e Fr Robert per essersi sobbarcati il surplus di lavoro che l’inserimento di Riungu comportera’.

Fr Beppe Gaido 

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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