venerdì 1 ottobre 2010

La grande maratona chirurgica

Ed anche questa e’ fatta... “Tutto passa”, diceva Socrate:
venerdi’ sera dopo le 19, il chirurgo Michele conclude la sua avventura chirurgica a Chaaria, iniziata alla grande un mese fa.
In queste 4 settimane abbiamo lavorato come delle bestie (se ci consentite l’espressione), ma abbiamo anche aiutato tantissima gente.
Le sedute chirurgiche non sono mai state leggere; la media degli interventi programmati era di 6-8 al giorno... ma poi, come e’ d’uopo a Chaaria, sono sempre arrivati moltissimi cesarei che ci hanno “fustigato” di giorno e di notte. Per non parlare poi dei raschiamenti uterine e delle varie “machetate”.
Michele si e’ anche sobbarcato il peso della gestione dell’ambulatorio di endoscopia digestiva.
Una presenza attiva la sua, dal mattino alle 8 fino alla sera tardi; una presenza anche esigente che ci ha portati a lavorare sempre con l’acceleratore a tavoletta, soprattutto considerando che, tra i vari interventi, c’erano sempre anche i nostri 250-300 pazienti ambulatoriali, oltre ai reparti strapieni con due malati per letto.
Il nostro ringraziamento a Michele va soprattutto per il suo impegno nel campo della prostatectomia. Direi che Michele e’ veramente un esperto nella vecchia tecnica “transvescicale” secondo Freyer, che e’ la metodica da noi eseguita.
“Ho fatto piu’ prostate qui in una settimana, che in due anni nel mio reparto in Italia”, soleva ripeterci il chirurgo.
Lo ringraziamo perche’ questo continuo operare e’ stato per me un apprendimento accelerato, che ha migliorato molto la mia manualita’.
La prostatectomia rimane per noi la procedura piu’ impegnativa, soprattutto a causa del post-operatorio, che e’ estremamente esigente per le nostre esigue forze nursing.
Il lavaggio continuo che si blocca; la necessita’ di aspirare i coaguli; la formazione di una fistola attraverso il drenaggio prevescicale sono solo alcune delle complicazioni ricorrenti che hanno tenuto altissimi i miei livelli di adrenalina... e mi hanno anche svegliato di notte.
Tenete conto poi che dobbiamo bollire l’acqua usata per questi lavaggi, perche’ ne’ troviamo, ne’ potremmo permetterci le sacche da 5 litri di fisiologica normalmente impiegate in Italia. E’ stato dunque uno sforzo collettivo che ha coinvolto non solo il sottoscritto, ma tutti gli infermieri ed anche lo staff di supporto.
Riguardo alla gastroscopia, la cosa che piu’ ha colpito Michele, oltre alle difficolta’ tecniche legate alla poverta’ dei nostri strumenti, e’ stata la frequenza di tumore dell’esofago: “Ne ho trovati 10 in 4 settimane. E’ veramente tanto”.
Questo e’ un dato di fatto che riguarda soprattutto le tribu’ settentrionali ma non solo. Vari sono inoltre stati anche i casi di tumore dello stomaco. Come gia’ ho avuto modo di segnalare, non ne conosciamo la ragione.
Purtroppo tale diagnosi e’ normalmente una condanna a morte, in quanto i tumori vengono in genere diagnosticati in fase cosi’ avanzata da non essere piu’ operabili... e poi pochissimi hanno i soldi richiesti per andare al Kenyatta  per tentare il “viaggio della speranza”.
La morte di questi pazienti e’ solitamente lenta e terribile. Praticamente muoiono di fame. Spesso facciamo loro una gastrostomia: inseriamo cioe’ un catetere vescicale direttamente nello stomaco, passando per via trascutanea. Con tale tubo i pazienti vengono nutriti con latte e pappette a base di porridge e frullati di frutta. Ma a volte le condizioni sono cosi’ scadenti che temiamo addirittura che il paziente ci muoia in sala a causa dell’ anestesia. Per questi malati facciamo solo terapia con liquidi endovena e poi cerchiamo di accompagnarli come farebbe Madre Teresa.
Un grazie ulteriore al chirurgo sardo lo diciamo nel campo delle stenosi uretrali maschili, che sono qui molto comuni a causa dell’alta incidenza di gonorrea..
Si e’ dimostrato un esperto nel maneggiare minugge e dilatatori, pemettendoci di aiutare varie persone che da anni erano condannate ad un catetere sovrapubico.
Ci auguriamo di poter collaborare nuovamente con Michele di cui abbiamo apprezzato le altissime qualita’ professionali in chirurgia ed endoscopia, ed il suo stile di lavoro da stacanovista.

Fr Beppe Gaido




AARON RUGWARU

Durante la notte e’ andato in Paradiso Aaron, il papa’ della nostra Evanjeline.
Aaron e’ stato molto malato per gli ultimi 6 mesi, ed e’ stato ricoverato molto sovente.
E’ stato in coma per lungo tempo a causa di ictus ripetuti. Per due volte lo abbiamo tirato fuori e siamo riusciti anche a dimetterlo.
Ieri notte infatti era a casa... ed Evanjeline lavorava per il turno della notte.
E’ stato portato in ospedale da dei vicini di casa, ma e’ morto al cancello. Erano le 23.30, ed ho potuto solo constatare il decesso.
Facciamo le nostre condoglianze ad Evanjeline, e siamo sicuri che molti di voi pregheranno per lei.

Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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