martedì 12 ottobre 2010

Le cose per cui ci dimentichiamo solitamente di ringraziare Dio

Nessuno di noi si ricorda di ringraziare il Creatore per le cose piu’ necessarie. Ringraziare non e’ davvero il nostro forte nella preghiera.
Qualche volta possiamo anche ricordarcene, magari per un esame andato bene, o per un grosso colpo di fortuna.
Ma chi di noi per esempio ringrazia per l’ossigeno che respiriamo o per l’acqua che beviamo e con cui ci laviamo tutti i giorni?
Chi di noi si ricorda di ringraziare per quella cosa tanto ovvia e tanto necessaria che e’ la corrente elettrica?
Normalmente ti rendi conto dell’importanza di qualcosa o di qualcuno solo quando lo hai perduto, o ne sei momentaneamente sprovvisto.
Oggi penso all’elettricita’.
Mentre ero in Italia, mi sembrava ovvio che, accendendo un interruttore, si illuminasse la lampadina. Non ho mai dovuto fare dei calcoli del tipo: uso prima la lavatrice e sterilizzo dopo, perche’ altrimenti il generatore va in sovraccarico.
Qui invece la situazione e’ molto diversa.
Non abbiamo corrente elettrica da oltre 24 ore, ed i problemi sono enormi.
Il primo e’ l’acqua: siamo alla fine di un lungo periodo di siccita’ e le pompe tirano su poco. Quando poi non c’e’ elettricita’ e per qualche ora dobbiamo usare il generatore piccolo o i pannelli solari, non riusciamo ad avere acqua a sufficienza per ospedale e centro. Anche nel campo non siamo in grado di irrigare, con tutti i problemi annessi e connessi: poca erba per le mucche e quindi latte scarso. Di conseguenza piu’ spese perche’ il latte per i malati e per noi lo dobbiamo comprare.
Senza acqua non ci sono banane e le papaye sono una rarita’... anche questo elemento incide negativamente sulla nostra economia domestica.
Senza corrente poi non possiamo usare i macchinari a nostro piacimento, e dobbiamo quindi dare degli orari per la sterilizzazione, per l’uso delle grandi lavatrici industriali e per i boiler dell’acqua calda.
I chirurghi sovente svengono di caldo, ma il generatore piccolo non riesce a portare il condizionatore.
Di notte inoltre si spegne tutto e dalla mezzanotte alle 5.30 si usano i pannelli solari per l’ospedale... e le lampade a petrolio per il resto della missione.
E’ veramente dura quando non c’e’ elettricita’ per cosi’ tante ore. E’ una situazione anche emotivamente molto difficile, sia perche’ non sai quando la connessione sara’ ripristinata, sia perche’ sempre temi quello che gia’ e’ successo piu’ di una volta: il generatore in panne di notte, quando sei in sala con la pancia di qualcuno ben aperta davanti a te... Trovarsi nelle tenebre, senza sapere cosa fare, con il panico del paziente in anestesia spinale, e’ una esperienza che non ti puoi dimenticare.

Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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