giovedì 9 dicembre 2010

Ancora aborti clandestini

Oggi a Chaaria nuovamente piange a causa della dolorosa piaga degli aborti clandestini!
E’ infatti mancata una giovane donna di 20 anni, la cui storia ancora una volta ci lascia senza parole.
L’avevamo rivevuta in emergenza due giorni fa, trasportata al nostro ospedale dalle suore di Mukothima.
All’ecografia abbiamo visto un feto morto di circa 4 mesi. Abbiamo tentato l’induzione del travaglio ma senza effetti. Le contrazioni non partivano. Inoltre c’era bisogno di fare in fretta perche’ le sue condizioni generali erano pessime: sudata fredda, un po’ confusa e con pressione quasi imprendibile.
Abbiamo deciso per il raschiamento uterino, che e’ stato una di quelle esperienza traumatiche a cui ancora non riesco ad abituarmi: il fetino e’ venuto fuori a pezzi. E’ stato angosciante vedere quei piedini, quelle manine, e tutte quelle altre parti del corpo che venivano estratte con fatica ed a pezzettini.
Il raschiamento e’ stato lungo e laborioso, con una ragazza in condizioni precarie, ma siamo riusciti a ripulirla da tutti i resti di morte che si portava in grembo. Speravamo di avercela fatta!
L’abbiamo trasfusa perche’ era anche molto anemica, ma le sue condizioni sono state sempre critiche.
Le ho chiesto che cosa fosse successo. Lei si e’ barricata in una ostinata negazione, a cui ha ceduto solo nelle ultimissime ore, quando ha accennato ad un bastone che le sarebbe stato inserito per motivi terapeutici da un dottore della sua zona.
Ventiquattr’ore dopo il raschiamento l’addome era francamente peritonitico, probabilmente a causa della setticemia puerperale, ma le condizioni ci hanno sconsigliato di portarla in sala. Era cosciente ma sudata e collassata, ed era scossa da convulsioni molto frequenti.
A nulla sono valsi i nostri antibiotici ed i nostri tentativi di rianimazione. Oggi ha raggiunto il bambino che lei non voleva, ed ormai si trova nelle braccia di Dio Padre, che comunque sapra’ come perdonarla per quello che ha fatto al figlio ed a se stessa.
Siamo tutti tristi per la sua dipartita, e sappiamo che si tratta semplicemente di un’altra vittima di quell’epidemia che sono gli aborti clandestini.
Sicuramente si sara’ rivolta ad una fattucchiera per liberarsi del bimbo non voluto, e le avra’ anche “sganciato” un sacco di quattrini. Ma queste cosiddette “traditional midwives” non hanno alcuna preparazione medica.
Esse inseriscono alla cieca un ramoscello di cassava direttamente nel collo uterino... operazione non sempre facile, e spesso risultante in lacerazioni e danni notevoli per future gravidanze.
La cassava, credo contenga qualche sostanza chimica che induce le contrazioni. Quando la paziente avverte i dolori del travaglio, deve quindi ritornare da colei che le ha inserito il rametto; deve farselo togliere e poi attendere il parto in qualche luogo segreto... naturalmente senza l’aiuto della fattucchiera, che non si sporcherebbe mai le mani con questo crimine.
Naturalmente il ramo viene inserito senza la minima sterilita’, ed e’ stata proprio un’infezione ad uccidere la nostra malata di Mukothima.

Fr Beppe


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....