mercoledì 8 dicembre 2010

Lettera di Fr. Lorenzo

Carissimi tutti,

penso sia doveroso e allo stesso tempo bello ricordare in questo momento un pò particolare per la sua salute fisica il nostro volontario di Chaaria, Gianni Derossi. Per chi non lo avesse conosciuto giusto due parole di presentazione.
Arrivato qualche anno fa nella missione del Cottolengo di Chaaria come volontario nella manutenzione si era messo a disposizione espletando alcuni lavori per il miglioramento della stessa.
Fine e preciso nel suo lavoro,sin dal primo anno si era prodigato per dare qualcosa in più ai nostri " Buoni Figli" con dei giochi come l'altalena e un dondolo e nei campi un argano nel pozzo del bananento. L'anno dopo per migliorare il servizio in ospedale nel predisporre i letti con delle zanzariere e nell'ultimo anno con una tettoia per la lavanderia della stanza operatoria e un parapetto sul muro adiacente il nuovo reparto di degenza al fine di dare più sicurezza. Tutti lavori apprezzati da molti.
Se questo era l'occupazione del giorno, alla sera poi il suo impegno era per i pazienti dell'ospedale, il reparto degli uomini, quelli più bisognosi.
Ecco, con queste parole desideriamo esprimergli la nostra vicinanza con la preghiera e l'affetto per una buona e pronta guarigione e un buon rientro a Chaaria nel continuare il suo servizio.

A nome di tutti, Fr. Lorenzo





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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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