lunedì 20 dicembre 2010

Natale 2010 - Lettera dal Dr. Vincenzo Scala


A DISTANZA DI OLTRE UN MESE DAL MIO RITORNO A CASA NON DIMENTICO TUTTI GLI AMICI DI CHAARIA E TUTTI I PAZIENTI CHE HO LASCIATO, ED IMMAGINO ATTRAVERSO LE PAROLE DI FR. BEPPE I NUOVI CASI CHE MAN MANO IL BUON DIO MANDA PER AIUTARLI.
UN GIORNO SPERO DI POTER TORNARE A CONDIVEDERE GIOIE E FATICA CON BEPPE, ANTONIO, GIANCARLO E GLI ALTRI AMICI KENIOTI E TORNARE AD OPERARE, MAGARI NELLA NUOVA SALA OPERATORIA .
QUI LA NOTTE DI NATALE SENZ'ALTRO UN PENSIERO E UNA PREGHIERA SARANNO PER VOI TUTTI E SIATE CERTI CHE NESSUNO DI NOI VI DIMENTICA.
VI AUGURO UN NATALE COLMO DI SERENITA' E CHE GESU' POSSA CONTINUARE A DARVI SEMPRE PIU' FORZA PER AFFRONTARE GLI INFINITI PROBLEMI QUOTIDIANI E VI DIA TANTA LUCE.
I MISS ALL YOU .

Accendiamo una luce per un Natale più bello e più sereno.

 Accendiamo una luce per illuminare il cammino di questa umanità sofferente.

 Accendiamo una luce per dare a tutti i diseredati  e  i poveri più speranza.

 Accendiamo una luce per illuminare le notti e svegliarsi con albe radiose.

 Accendiamo una luce per dare di più ai bambini e alle mamme.

 Accendiamo una luce per  servire meglio i malati. 

Accendiamo una luce per essere più veri e più illuminati dalla forza dell'umiltà.

 Accendiamo la fiaccola  dell'amore  per  seguire la via  indicata da Gesù Bambino.

 La gioia dell'amore, la speranza della pace e la certezza della solidarietà siano le luci di questa notte natalizia, che illuminino il nostro fratello vicino e lontano.

BUON NATALE A TUTTI


 Con affetto,

VINCENZO SCALA



P. S. GRAZIE NADIA E AUGURI!

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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