giovedì 6 gennaio 2011

Festa nel Centro "Buoni Figli"

Lorena, Roberta e Milena domani ritornano in Italia, ed hanno oggi salutato i ragazzi del Centro con una simpatica festicciola nel pomeriggio. Ci sono state musiche e danze, dolci e bibite... ma soprattutto tanta riconoscenza dei ‘Buoni Figli’ verso Lorena, la quale si e’ davvero donata anima e corpo per loro.
Lorena li ha amati e li ha fatti sentire importanti.
I ragazzi, che, come si dice oggi, sono “diversamente abili”, hanno colto questo amore e lo hanno sorseggiato fino all’ultima goccia, con tantissima gioia nel cuore. Si potra’ anche sostenere che le loro facolta’ intellettive sono ridotte, ma i nostri ragazzi hanno una sensibilita’ ben superiore alla media: magari non capiscono tutto, ma “avvertono” in modo infallibile.
Sentirsi amati e’ la cosa piu’ importante della vita... ed e’ anche quella che spesso manca di piu’ ad un handicappato, abbandonato dalla famiglia e relegato in un istituto.
Grazie davvero, Lorena, per amare i nostri ragazzi cosi’ tanto!
Siamo certi che domani la tua partenza lascera’ un enorme vuoto nel loro cuore, ma siam pure sicuri che inizieranno gia’ ad aspettare un tuo nuovo ritorno.
Grazie anche a Roberta e Milena, che, pur essendo in servizio in ospedale, hanno saputo trovare molto tempo per i ‘Buoni Figli’, ed hanno saputo far loro spazio nel cuore e nella vita.
Oggi e’ un momento di gioia... da domani sara’ solo nostalgia.

Fr Beppe e comunita’

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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