mercoledì 16 febbraio 2011

La Provvidenza divina e quella umana


Anna lavorava da noi alcuni anni fa. Non la vedevo da molto tempo.
Me la sono ritrovata qui ieri, quando ha accompagnato un paziente di un altro ospedale per una gastroscopia.
Ci siamo salutati con grande entusiasmo, e subito dopo il test diagnostico richiestomi, Anna mi ha domandato: “Come mai non ho visto ne’ te ne’ alcun membro di questo ospedale alle riunioni con i donatori internazionali?”
Io sono stato preso un po’ di sorpresa, ed ho risposto a caldo: “se non ci hai visti, e’ semplicemente perche’ non siamo stati informati!”
La cosa pero’ mi ha incuriosito e rattristato nello stesso tempo; mi sono quindi deciso a farle alcune domande in piu’.
Sono venuto cosi’ a sapere di un programma di ampio respiro di cui hanno beneficiato strutture a noi limitrofe; un programma che e’ andato avanti ormai da oltre sei mesi, e che ha gia’ dato vita a “missioni chirurgiche gratuite” con team internazionali, oltre che a “missioni cardiologiche” egualmente senza costo di spesa. Inoltre ci sono stati programmi di formazione e riqualificazione del personale infermieristico e dei ‘clinical officers’ delle strutture prescelte.
Tenuto conto del bisogno che abbiamo qui, sia nel campo del servizio ai numerosissimi pazienti, sia in quello della riqualificazione e rimotivazione del personale infermieristico, mi sono sentito una stretta al cuore.
Ho quindi deciso di fare una telefonata nell’ufficio che avrebbe potuto darmi delle risposte in merito: sono quindi venuto a sapere che il programma esiste davvero, che le informazioni datemi da Anna sono corrette, e che, per motivi non ben chiariti, Chaaria e’ stata lasciata da parte... naturalmente con la promessa che verremo considerati in caso di programmazioni future.
Ci sono rimasto cosi’ male da perdere la parola: non perche’ io sia geloso del fatto che altri abbiano ricevuto e noi no, ma per il fatto che fino ad oggi nessuno si era preso la briga di informarci dell’esistenza del progetto e del dato di realta’ che noi ne eravamo esclusi... “Non te lo abbiamo comunicato prima per evitare di farti star male”, e’ stato quello che mi hanno risposto.
Avrei desiderato tentare di far qualcosa, ma poi mi sono ricordato di una frase del Cottolengo e mi sono calmato. Diceva il nostro Padre Fondatore: “C’e’ la provvidenza umana e c’e’ la Provvidenza Divina.... noi sempre dobbiamo confidare nella Divina”.
Ed allora anche stavolta mi sono ritrovato a pensare che “la Provvidenza provvedera’...” Si e’ chiusa una porta e se ne apriranno altre...
In effetti quest’anno, tramite l’Associazione Volontari Mission Cottolengo e tramite il gruppo “Karibu Africa”, le offerte sono andate sempre crescendo.
Non ci e’ mai mancato il cibo, e nemmeno le medicine per i nostri malati. Ci sono iniziative sempre piu’ numerose per sostenerci nei progetti che il Signore ancora sta ispirando per Chaaria.
Ed allora di cosa aver paura?
Continua il Cottolengo: “la provvidenza umana fallisce, ma quella Divina non fallisce mai”... ed infatti, quasi a calmare il mio cuore tanto povero di fede, Iddio ha mandato due segni assolutamente straordinari, con un tempismo davvero eccezionale.
Inaspettatamente ho infatti ricevuto una telefonata da Paolo, il quale mi ha salutato e mi liquidato con poche parole: “Lo so che hai tanto da fare. Ti lascio subito ai tuoi malati. Volevo solo dirti che ho gia’ mandato una grossa cifra tramite bonifico. Non c’e’ bisogno di ringraziamenti. Usa i soldi per la sala operatoria”.
Sono rimasto sorpreso e commosso da Paolo, che per il passato aveva sempre aiutato altre realta’ cottolenghine, e proprio oggi ha fatto questa scelta per Chaaria.
Poi in serata ho aperto la mail e mi son ritrovato una graditissima lettera di Claire, la quale mi annunciava di aver deciso di mandare per la sala una bella cifra, che i suoi amici di Amsterdam le avevano donato come benvenuto al ritorno di una missione medica in Asia. Sono stato fulminato anche da questa email: non comunicavo con Claire da piu’ di un anno, ed eccola riapparire proprio oggi, con una notizia tanto importante per guarire il mio sconforto.
E’ proprio vero quello che dice il Cottolengo. Chaaria appartiene alla Divina Provvidenza, ed e’ su di essa che noi dobbiamo sempre contare. Se gli aiuti internazionali ci sono, ben vengano... ma se ne veniamo esclusi per una ragione o per l’altra, abbiamo comunque ragione di credere che Dio non ci abbandonera’ mai: ci permettera’ forse di tribolare, dubitare, temere... ma “in extremis” interverra’ sempre, e non ci lascera’ mai annegare nei debiti o nelle difficolta’.
Ancora il Cottolengo ci ricorda: “quando il Signore tarda, e’ perche’ vuole provare la nostra fede... Confidiamo dunque; confidiamo sempre!”
Ed e’ proprio qui il nocciolo della questione: aver fede; far tutto come se ogni cosa dipendesse da noi; spenderci fino all’ultima goccia... fino al sacrificio della vita. Ma poi confidare che quando stremati non abbiamo piu’ soluzioni, il Signore trovera’ ancora i suoi modi per soccorrerci e consolarci... perche’ Chaaria non e’ nostra! Essa appartiene alla Divina Provvidenza.

Fr Beppe Gaido

1 commento:

paolo ha detto...

Ciao Beppe sono Paolo, grazie per le belle parole. Ti conosco da oltre 10 anni, dalla prima volta che sono stato a Nairobi in quella che ormai è per me una seconda casa, e ancora riesci a emozionarmi e farmi riflettere su tante cose della vita. Chissà, se non mi fossi affezionato troppo ai ragazzi di Langata probabilmente ora passerei le mie ferie con voi a Charia. Vi seguo comunque sempre tramite questo spendido blog e per telefono tramite don Giust0.E' una cosa che faccio tutti i giorni molto volentieri e che mi aiuta ad affrontare la giornata con spirito diverso. Ho un grandissimo concetto di te sia dal punto di vista professionale sia, più importante, dal punto di vista umano e "spirituale". Speriamo di poterci vedere a Novembre quando sarò di nuovo tra voi. Nel frattempo salutami tutti e in particolare tua madre e fratel Roberto. Ciao


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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