martedì 8 febbraio 2011

L'ecografia

Oggi siamo stati a visitare la sala operatoria di un ospedale molto piu' bello del nostro. Siamo rimasti a bocca aperta nell'ammirare i reparti di degenza e la sala stessa. Il livelli erano decisamente europei.
Poi, una cosa che ci ha veramente colpiti, e' stato il fatto che in quell'ospedale cosi' bello, non ci fossero ecografi, e che tutte le volte che tale esame fosse richiesto, i pazienti dovessero essere trasportati fino a Meru.
Fr Giancarlo mi ha chiesto: "ma considerando tutte le eco che si fanno a Chaaria, tra te ed Ogembo, come faranno i medici di qui a gestire un ospedale senza tale strumento diagnostico?"
"Penso che ridurranno al minimo le indicazioni agli ultrasuoni", ho risposto io poco convinto.
Onestamente io non sarei piu' capace comunque di fare il medico senza il mio ecografo, che spesso sostituisce la mia mano nella palpazione dell'addome, od il mio fonendo nell'auscultazione del torace.
E' vero che ho lavorato per 3 anni a Chaaria senza ecografia, ma ora mi sembra impossibile che ci sia riuscito.
E' un po' come quando da giovanissimo vedevo mio nonno girare con la sua vecchia FIAT 500: a lui sembrava la macchina piu' bella e piu' confortevole, pur dovendo fare sempre la doppietta e pur avendo uno sterzo duro come quello di un trattore.
Poi pero' quando mio papa' compro' la FIAT 124, con il cambio sincronizzato e con il servosterzo, guidare la 500 sembro' troppo brutto anche a mio nonno.
E' sempre cosi'. Ci si abitua alle comodita', e non si e' piu' in grado di farne a meno.
E l'eco e' una comodita' veramente eccezionale per un ospedale di frontiera... e' come il telescopio per l'astronomo.
L'eco per me e' ormai come un terzo occhio, che mi permette di vedere al di sotto della cute, per indovinare i problemi dei miei malati.
Ed e' anche una strumentazione salva-vita.
Per esempio questa sera ho visitato una donna con disturbi mestruali e con dolori addominali forti. Era reduce da altri tre istituti di cura, dove le avevano fatto diagnosi di infezione e l'avevano imbottita di antibiotici.
Naturalmente lei non era affatto migliorata, ed oggi era veramente stremata.
La sonda ecografica sulla sua pancia mi ha portato direttamente a quella diagnosi che era sfuggita a cosi' tanti sanitari prima di me: era una gravidanza extrauterina.
L'eco ci ha permesso quindi di attivarci, di "operare" e di salvare la vita di quella paziente.
Senza l'ecografo, probabilmente anche io avrei pensato a dei disturbi ormonali; le avrei dato terapie sbagliate che avrebbero permesso all'emorragia interna di continuare fino forse ad uccidere quella donna che invece ora sorride nel suo letto, con un decorso post-operatorio normale.
Onestamente penso che per Chaaria l'avvento dell'ecografia sia stata la vera rivoluzione copernicana dal punto di vista diagnostico... e ringrazio Dio per tutti questi anni in cui l'ecografo e' stato nostro fedele compagno di viaggio.

Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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