sabato 26 febbraio 2011

Salutiamo chi parte

E' con sentimenti di vera riconoscenza che saluto Lucia, Fausta, Ornella, Daniela, Dolores ed Angela. Sono state tutte stupende. Abbiamo lavorato insieme benissimo... e davvero tanto!
Grazie ancora a Dolores ed Angela per il servizio con i Buoni Figli e per la cura che esse si son prese di noi, preparandoci ogni giorno golosita' e manicaretti... abbiamo tutti preso almeno 3 chili in queste 2 settimane. A Dolores ed Angela il nostro grazie anche per aver voluto comprare un televisore nuovo per i Buoni Figli.
Grazie poi alle ginecologhe Fausta e Lucia. La ginecologia ed l'ostetricia costituiscono due specialita' centrali per l'ospedale di Chaaria, di notte e di giorno. Fausta e' stata il perno dell'ambulatorio ginecologico-ostetrico, e Lucia e' stata il motore della sala operatoria... un motore a quattro tempi, sempre calmo ma inarrestabile di giorno e di notte. Grazie, Fausta, per la pazienza con cui hai visitato le centinaia di pazienti che ti abbiamo mandato. Grazie, Lucia, per la tua calma che portava pace e serenita' in sala; per la tua competenza che non ci ha mai fatto temere, nemmeno durante gli interventi piu' difficile, ed anche per la tua velocita' che ci ha permesso di portare termine operazioni a tempo di record.
Grazie a Ornella e Daniela che sono state le nostre anestesiste, e ci han permesso di lavorare in tranquillita' di giorno e di notte. A loro il grazie si estende anche al fatto che mi hanno insegnato tecniche anestesiologiche nuove.
Che Dio vi benedica. Sono stato bene con voi. Sono anche contento di avervi sentito dire che non sono poi quell'orso intrattabile di cui avete a volte sentito parlare prima dell'arrivo a Chaaria... a volte sono si' un po' orsacchiotto, ma mi avete detto che sono gestibile... e questo mi basta.
Che Dio vi benedica... e tornate presto.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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