mercoledì 23 marzo 2011

Odontoiatria di Chaaria. Un valore aggiunto.




Il mio ultimo viaggio a Chaaria ha avuto come obiettivo quello di completare la strumentazione e l’organizzazione generale dello studio odontoiatrico, in particolare per quanto riguarda la creazione di un angolo dedicato alla sterilizzazione e il completamento della seconda postazione di lavoro. Vi sono ora due unità per ogni strumentazione di base, in modo da non dover mai arrestare il servizio in caso di avarìa. Inoltre tutto ciò permette ora di curare due pazienti contemporaneamente e di sterilizzare i ferri dopo ogni prestazione evitando così accumuli e mancanze.


Mi ha accompagnato mia figlia Silvia, che ha avuto l’onere di sobbarcarsi l’attività clinica, mentre io mi dedicavo alla sistemazione della strumentazione. Non sto a raccontare le difficoltà di ogni tipo che hanno messo in forse, sin dall’aeroporto di Torino Caselle, la realizzazione del tutto, ma alla fine la Provvidenza ha voluto che riuscissimo a completare il lavoro che ci eravamo prefissati. Non solo, ma durante questa esperienza sono emerse alcune cose importanti e per certi versi inaspettate, che costituiscono un vero e proprio valore aggiunto. Ne faccio un sintetico elenco.
Nell’ospedale di Chaaria l’odontoiatria è risultata essere una delle poche voci con bilancio in attivo, il che vuol dire che ha una doppia valenza, quella propria, intrinseca, di prevenzione e cura della salute orale della popolazione locale e la seconda, di sostegno a tutte le altre specialità meno remunerative, quindi dell’ospedale in toto. Sviluppare una attività protesica di minima potrebbe dare un ulteriore contributo, specie se si considera che, da un sopralluogo da me fatto in quello che è stato per qualche tempo il laboratorio odontoprotesico di Chaaria (ora ridotto a magazzino), vi è praticamente tutto ciò che occorre per svolgere detta attività, ad un costo molto vicino allo zero. Si tratta solo di trovare un locale più idoneo e una persona adatta ad essere avviata a questo lavoro da parte di un odontotecnico volontario che nel giro di quindici giorni potrà efficacemente trasmettere tutto quanto occorre sapere, per realizzare semplici protesi mobili sostitutive di alcuni denti mancanti.
Problemi sempre più gravi alla rete elettrica e le difficoltà da parte della missione a integrare la mancanza di energia con i generatori, sconsigliano di aumentare la strumentazione ad elevato assorbimento. Quindi l’idea di introdurre un radiologico endo-orale nello studio dentistico dovrà ancora attendere in favore di altri progetti energeticamente meno dispendiosi (il già citato laboratorio odontoprotesico per esempio, il completamento del magazzino appena avviato o l’organizzazione più organica e razionale di frese e portafrese).
Questa esperienza ha anche segnato la fine della mera attività di supplenza da parte dei dentisti volontari. Il riscontrare infatti che Mercy, odontoiatra locale e Eunice, assistente, sono recettive alla attività didattica, alle nuove tecniche endodontiche con l’uso del localizzatore d’apice, all’organizzazione della linea di sterilizzazione e del magazzino, fa sì che d’ora in avanti i dentisti volontari potranno ridurre il numero di prestazioni effettuate in favore di una attività di collaborazione scientifica e di trasmissione del proprio know-how. Con la presenza costante di Mercy e Eunice, lo studio dentistico di Chaaria ha assunto una dimensione nuova. Con la simpatica collaborazione che si è instaurata tra noi e che si spera altri volontari vorranno riprendere, si prospettano interessanti scenari. Ci vorrà pazienza perché cultura e abitudini sono diverse, ma l’inizio è promettente e l’avvio di una nuova endodonzia a Chaaria è già un dato di fatto.
Lo studio dentistico di Chaaria ha ora una configurazione e una organizzazione ben definiti. Possono essere criticate, si possono fare suggerimenti, ma apportarvi, da parte dei dentisti volontari, arbitrarie modifiche non concordate, porta al caos, non fosse altro perché disorienta proprio Mercy e Eunice che sono state le destinatarie di un lavoro intenso da parte di più volontari che, preventivamente preparati, insieme e all’unisono hanno loro trasmesso metodiche, materiali e attenzioni, in particolare per quanto riguarda i percorsi di sterilizzazione, la lubrificazione dei manipoli, la manutenzione degli aspiratori, il rispetto del codice colore per i ferri, l’utilizzo della nuova autoclave rapida, del localizzatore d’apice e via dicendo. Spostare le poltrone, la strumentazione rotante e l’organizzazione generale dello studio comporta poi dei costi che si ritiene di non dover più sostenere, in favore dello sviluppo futuro dello studio. Chiediamo pertanto a tutti i colleghi che si recheranno a Chaaria di pazientare e di cercare di adattarsi ad layout presente, il quale è comunque frutto di un grosso lavoro di progettazione, di adattamento alle particolari condizioni locali e di verifica sul campo. Suggerimenti, critiche e proposte potranno giungere a postini@interfree.it o beppefarnese@gmail.com

Miglioriamo lo studio di Chaaria, ma facciamolo insieme!



Da ultimo la collaborazione inaspettata di un odontoiatra del gruppo sardo, il Dott. Ninni Orru, che ci ha fornito una grossa mano sia dal punto di vista clinico che da quello tecnico, ha posto l’accento sulla utilità di sviluppare una più efficace comunicazione per conoscere in anticipo e preparare i singoli dentisti che giungeranno a Chaaria al fine di portare avanti un progetto comune.
Grazie per l’attenzione.

Dott. Enrico Postini


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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