lunedì 11 aprile 2011

Buon viaggio e buone vacanze

Questa mattina alle 6 abbiamo salutato Fr Giancarlo, che rientra in Italia per la visita in famiglia e per un periodo di meritato riposo.
Da parte mia desidero condividere con tutti gli amici del blog il fatto che sono molto felice per lui, perche’ veramente se lo merita... ed allo stesso tempo mi dispiace che sia partito, perche’ Fr Giancarlo e’ diventato per me “un braccio destro”, senza il quale la gestione dell’economato, della manutenzione, dei vari cantieri aperti, e di tanti aspetti burocratici dell’ospedale diventeranno certamente molto problematici... anche considerando il fatto che Fr Roberto Trappa e’ “nuovo”, ed io divento sempre piu’ “sommerso” dalla normale attivita’ clinica (al momento non abbiamo medici volontari che ci aiutino nella gestione dei reparti strapieni).
Ma piu’ importante ancora e’ l’aspetto della fraternita’, che in questi mesi e’ tra noi cresciuto e si e’ cementato soprattutto nella condivisione delle difficolta’, nel portare insieme i grandi pesi di Chaaria e nella semplificazione progressiva delle nostre vite, dove sostanzialmente contano pochissime cose: amare il Signore, servire il prossimo, cercare di essere buoni e sinceri con Dio, pregare quanto piu’ possiamo, non cadere nelle chiacchiere inutili e distruttive, essere quello che siamo davanti a Dio e non davanti alle persone da cui vogliamo farci ammirare. In questo sforzo quotidiano fr Giancarlo mi ha aiutato tantissimo, e ne sentiro’ la mancanza...
Ma sono davvero contento che si possa riposare un po’, e godere del calore della famiglia, dei confratelli e degli amici.

Buone vacanze, caro Giancarlo.

Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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