venerdì 10 giugno 2011

Notiziario flash



1) SERVIZIO PASTORALE PER L’OSPEDALE: ringraziamo il Signore e la Divina Provvidenza per Sr Mary che da oggi e’ stata incaricata anche della pastorale sanitaria in ospedale. E’ stata questa, una delle grandi carenze del Cottolengo Mission Hospital, soprattutto dopo la partenza di Sr Oliva che invece si occupava di tale importante servizio. Sr Mary passera’ in reparto ogni sera e si fermera’ a parlare con le persone che necessitano del conforto di una parola di fede. Si incarichera’ inoltre di chiamare il sacerdote nel caso il malato richieda i sacramenti. Si mettera’ in comunicazione anche con i pastori protestanti, in modo da non lasciar mancare l’assistenza religiosa ai nostri malati di altre denominazioni cristiane. Cerchera’ quindi un rapportodi fraterno rispetto con i pazienti musulmani.
2)  MUKOTHIMA: ieri e’ stata la volta del periodico “mobile clinic” presso la missione di Mukothima. Tutte le volte che ci vado e’ come se mi sembrasse di “andare veramente in Africa”: gente piu’ povera, livello di preparazione culturale piu’ basso, odori di umanita’ durante la visita che non sento da anni all’ambulatorio di Chaaria. Anche il confrontarmi con la realta’ di un dispensario mi fa sempre pensare come “e’ sempre tutto relativo”: mercoledi’ sera infatti ho partecipato alla solita lezione per medici a Meru; questa volta era l’Universita’ dell’ Aga Khan che ha proposto delle lezioni piu’ di tipo commerciale e pubblicitario che scientifico. Ci hanno ricordato che essi possono operare al cuore, fare angioplastiche coronariche e fecondazione in vitro per l’infertilita’ (i prezzi poi sono un altro paio di maniche). Ascoltandoli, mi parevano degli extraterrestri, e mi sembrava che il nostro povero ospedale di Chaaria fosse davvero rurale, preistorico e limitato... quasi una briciola insignificante di fronte ad una organizzazione come quella che ci parlava durante il seminario. Andando a Mukothima ho invece avuto la sensazione opposta: Chaaria mi e’ sembrata estremamente avanti rispetto a quel dispensario. A Mukothiima mi sono trovato spesso senza i farmaci che desideravo utilizzare, incapace di prescrivere gli esami di laboratorio che mi servivano, senza strumenti che avrebbero pouto permettermi anche solo una estrazione dentaria. Ieri pero’ mi sono portato il piccolo ecografo portatile. Abbiamo azionato il generatore, ed ho fatto l’ecografia ostetrica ad un numero infinito di donne... erano fuori di se’ dalla gioia per aver avuto un esame tanto importante direttamente del dispensario del loro villaggio. L’altra esperienza veramente contrastante e’ stata quella della pazienza dei cosiddetti pazienti che spesso pazienti non lo sono poi tanto: piu’ si va in una localita’ povera e piu’ i malati sono veramente pazienti: a Mukothima una persona puo’ rimanere nella sala di attesa dalle 9 di mattina alle 5 di sera e non si lamenta. A Chaaria era cosi’ una volta: oggi invece cominciano a lamentarsi che hanno aspettato troppo, gia’ verso mezzogiorno... non oso pensare cosa possa succedere all’Aga Khan! Le suore di Mukothima poi sono state accoglientissime come sempre... e quindi l’unico problema registrato, oltre al numero eccessivo di pazienti che mi hanno assalito da mane a sera, e’ stato il fatto che le sorelle mi han fatto mangiare troppo... povera la mia dieta!

3)  STILLICIDIO: ieri quasi improsvvisamente ci ha lasciato una clinical officer, ed stamane mi son trovato un messaggio in cui ho letto che una infermiera, quasi per magia, ha trovato un lavoro molto redditizio e doveva presentarsi nella nuova sede proprio oggi. Che strano che fino a ieri non sapesse nulla e non potesse quindi darci alcun preavviso! Che strano che non abbia trovato neppure il tempo di passare a salutarci!
4)   SALA OPERATORIA A PIENO RITMO, PUR MANCANDO I CHIRURGHI: anche oggi abbiamo finito tardi in sala e con nostra soddisfazione abbiamo scritto sul registro l’intervento 1004 alle ore 19.30. Piu’ di mille interventi in sei mesi! Ora cerchiamo di non perdere la concentrazione, perche’ il fine e’ quello di raggiungere le 2000 procedure per il 31 dicembre.
5)  UN NUOVO BUON FIGLIO: oggi Fr Robert Maina e Sr Cecilia si sono recati in una localita’ poverissima nell’entroterra di Karama nel Tigania, ed hanno fatto visita ad un bambino handicappato e piagato di circa 12 anni. Il bimbo vive con la nonna perche’ e’ stato abbandonato dalla madre, ed il padre e’ sconosciuto. La nonna e’ poverissima e, per sopravvivere, prepara delle corde che poi va a vendere nei villaggi... con il risultato che il povero bambino debole mentale viene chiuso ed abbandonato in una catapecchia dal mattino alla sera, mentre la nonna va in giro per raccimolare qualche soldino. Il bambino e’ magrissimo perche’ pensiamo che quella nonna gli dia da mangiare solo una volta al giorno. Inoltre le piaghe da decubito sono senza dubbio causate sia dall’eccessiva magrezza con prominenze ossee praticamente sottocute, sia anche dal fatto che il poveretto rimane quasi sempre a contatto con la sue urina e le sue feci, perche’ non c’e’ nessuno che lo cambia. Il caso ci e’ sembrato assolutamente pietoso, e per questo degno del Cottolengo. Ecco perche’ abbiamo deciso di prenderlo certamente. Appena arrivera’ al Centro vi manderemo una sua foto.

Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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