giovedì 11 agosto 2011

Lettera di Naomi

Carissima Lorena, colgo questa occasione per ringraziare tantissimo te e Luca per l'offerta che mi avete mandato. Ringrazio anche la associazione "insieme diamoci una mano" di Demonte (CN) per aver arrotondato il contributo da voi inviato per la mia scuola, le mie medicine e le necessita' della mia vita. 
Ringrazio quindi tantissimo anche Roberta per aver deciso di aiutarmi con una offerta in occasione della morte di suo nonno. Io sto abbastanza bene.  
Ho terminato il secondo corso di terapia antitubercolare, e mi sembra di essere piu' o meno in forma, anche se gli specialisti hanno guardato le ultime lastre del torace e mi hanno detto di fare un ciclo di terapia anti-aspergillosi ed un corso di antibiotici per una polmonite atipica.  
Mi promettono che non e' piu' TBC, ma mi dicono che nelle radiografie ci sono ancora delle macchie che potrebbero essere soltanto delle cicatrici... ma forse anche dei processi flogistici di origine batterica o micotica. 
Che dire! questa cosa mi ha un po' depressa, in quanto speravo di aver concluso tutte le medicine, dopo che gli escreati erano risultati negativi al termine della terapia antitubercolare.  L'altra cosa che mi ha allarmato un po' e' il fatto che ho ripreso a espettorare un po' di catarro striato di sangue. Gli specialisti dicono che sono bronchiectasie e che non si tratta di una recidiva o di una forma tubercolare resistente alla terapia.  
Grazie a tutte le persone che mi vogliono bene.  La scuola e' terminata, ed ora posso fare un po' piu' di fisioterapia... anche se mi devo convincere che probabilmente io da questa carrozzina non mi alzero' mai piu'. 
E' durissima da mentalizzare, soprattutto quando penso che forse non riusciro' neppure a sposarmi o ad avere bambini... ma e' la realta', e la devo affrontare volente o nolente. 

Ciao, Naomi 



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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