venerdì 5 agosto 2011

Piove sempre sul bagnato

Oltre che trovarci in una situazione tremenda a causa della mancanza di infermieri, situazione che ci ha portato spesso a decisioni-limite, come quella di affidare il servizio della notte o quello della maternita’ a degli studenti, ora si aggiunge una nuova crisi che ci ha colpiti piu’ o meno a ciel sereno.
Improvvisamente e senza preavviso sono “scomparsi” i due ‘clinical officer’ piu’ anziani.
Ken da pochissimo era diventato il supervisore del reparto di medicina (in relazione al fatto che il Dr Antonio al momento non e’ presente in servizio), e quindi era una figura molto importante sia per noi che per i volontari. Dopo aver accettato tale incarico con molto entusiasmo, si e’ volatilizzato senza neppure salutarci.
Nyaga era una figura ancora piu’ centrale, essendo il coordinatore di tutte le attivita’ correlate all’HIV, alla TBC, ed alla prevenzione della trasmissione materno-infantile dell’HIV. Anche lui ci ha lasciati, dicendomelo pochi minuti prima della fine del suo ultimo giorno di lavoro con noi.
Pure loro dunque si sono volatilizzati senza alcun preavviso... e questo ci ha lasciati in ginocchio, in quanto non ci ha dato il tempo di organizzare un affiancamento ed un adeguato passaggio delle consegne.
Non voglio sindacare sulle ragioni per cui si comportano cosi’. Onestamente mi sembra che non sia molto etico e dimostri una totale disattenzione al bene comune dell’ospedale e dei malati.
In modo farraginoso abbiamo ora mandato Anderson (clinical officer ancora in prova) nel reparto di Medicina generale, almeno finche’ Antonio potra’ riprendere il suo servizio in ospedale.
Abbiamo invece affidato tutti gli incarichi di Nyaga a Martin (che ha finito il suo perido di prova pochissimo tempo fa).
Facciamo piccolo cabotaggio e navighiamo a vista.
Con Fr Giancarlo (che tra l’altro e’ piu’ incasimato di me a causa delle ferie di Judith, la nostra capo-personale) diciamo sempre che il nostro scopo e’ ormai di arrivare fino a sera... programmi piu’ lunghi non si riesce a farne, perche’ il personale e’ tremendamente instabile e manca quel minimo di correttezza per informarci in tempo della loro eventuale dipartita. E’ gia’ tanto quando riusciamo ad andare a letto pensando che siamo riusciti a “raffazzonare” in qualche modo la giornata.
I turni degli infermieri sono ormai come una “coperta troppo corta”: da qualunque parte la tiri, c’e’ sempre qualche servizio che rimane scoperto.
Per non parlare della possibilita’ che uno di loro vada in mutua... gia’ una sola assenza ci scompensa totalmente!
La settimana scorsa abbiamo avuto Monica ricoverata con la bambina, e questo ha comportato il fatto di lasciare a me e Makena la copertura di parte dell’orario infermieristico in sala parto. Se si dovesse ammalare un’altra infermiera, l’unica soluzione in vista sarebbe di mettere Fr Giancarlo a far la notte, per liberare uno staff in grado di coprire il buco lasciato dalla collega ammalata.
E siccome, come tutti sanno, “piove sempre sul bagnato”, il dott Ogembo e’ stato assente per tutta la settimana, a motivo di un ritiro molto importante per la sua Chiesa Avventista.
Stamo tirando al massimo per arrivare al termine di questa tremenda settimana... sperando che la settimana prossima ci veda allentare un po’ la tensione, almeno con il ritorno di Ogembo.
A tutto questo potremmo aggiungere che siamo pure al termine di un vero e proprio periodo di cacca: infatti si sono bloccate le fogne sia del dispensario che del reparto di Medicina Generale, e Fr Giancarlo ha avuto il suo bel da fare ad organizzare l’asportazione di tutto questo “materiale umano”... e, considerando che tale lavoro qui si fa a secchiate, mancando anche l’idea dell’autobotte, vi lascio immaginare di che piacevole attivita’ stiamo parlando. Il lavoro e’ stato fatto durante la notte per minimizzare i disagi olfattivi nei confronti dei pazienti, dei parenti e dei lavoratori dell’ospedale. Ma chi ha dovuto spalarsi tutta quella cacca, di conati di vomito ne ha sentiti proprio tanti!

Fr Beppe Gaido




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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