sabato 24 settembre 2011

Ai chirurghi che desiderano aiutarci

Carissimi amici, inizio questa lettera sottolineando il grande bisogno che abbiamo del vostro preziosissimo aiuto. La vostra opera sara’ tanto piu’ importante quanto piu’ sara’ coordinata ed organizzata in precedenza. 
Vivendo e lavorando qui, sapremo indicarvi i campi in cui e’ bene investire le vostre potenzialita’ di servizio. 
Vi faccio un esempio concreto: una mia amica lavora in Chad e mi dice che per loro l’intervento piu’ frequente e’ quello di calcolosi vescicale, sia negli adulti che nei bambini. 
A Chaaria invece penso di aver visto questo problema una volta soltanto in 8 anni di attivita’ ecografica massiva. Altro esempio puo’ essere quello della calcolosi colecistica, assolutamente rara da noi. 
Invece altre patologie sono all’ordine del giorno, e certo dobbiamo imparare e migliorare le nostre potenzialita’ in quel campo specifico: un settore di cui ho gia’ parlato recentemente e’ quello della ipertrofia prostatica benigna e del tumore della prostata. Altra cosa importantissima, dal mio punto di vista, e’ il fatto che voi dovreste lavorare con noi, perche’ la vostra azione sara’ tanto piu’ efficace se, alla vostra partenza, noi saremo in grado di continuare con le operazioni che voi ci avete insegnato: pensate a cosa sarebbe Chaaria se il chirurgo che venne la prima volta per i cesarei, avesse lavorato da solo senza volerci insegnare l’arte! 
Dovrebbe essere un punto fisso per ogni missione chirurgica a Chaaria: andare via quando noi abbiamo imparato qualcosa di nuovo, che poi possiamo continuare ad offrire alla gente per tutto l’anno. Venire a fare interventi a cuore aperto per 3 settimane, e poi lasciare che queste operazioni non vengano piu’ eseguite per gli altri undici mesi, e’ certamente meno significativo rispetto ad un piano di operazioni forse piu’ semplici, ma rispondenti alle reali necessita’ della nostra gente, e che noi poi possiamo portare avanti da soli. 
Ecco perche’ penso che non sia opportuno organizzare dei grossi team chirurgici: e’ meglio che venga un chirurgo solo, in modo che il secondo operatore possa essere sempre il sottoscritto o il dott Ogembo. Nella stessa ottica penserei poco appropriato venire con le proprie strumentiste: abbiamo le nostre giovani infermiere che sono desiderosissime di imparare e che certo verrebbero tagliate fuori se l’ equipe italiana fosse compatta e numerosa. 
Tenete anche conto che noi lavoriamo in spazi molto angusti, e che la nostra stanza chirurgica misura 4 metri per 3.5: se siamo in troppi, non ci si gira, e non si respira. 
Una parola a parte la spenderei riguardo alla anestesia: e’ certamente una buona cosa se un anestesista coraggioso e disponibile si associa al chirurgo. Questo per varie ragioni. Il nostro anestesista Jesse e’ una brava persona, ma sostanzialmente sa usare solo la spinale, i blocchi dei vari arti, ed una “generale” costituita da un cocktail di ketamina, propofol (quando disponibile dall’Italia) e petidina. Lui non intuba e, per questa ragione, non usa curarici. Il secondo anestesista Cleophus e' bravo e sa intubare, ma apprezzerebbe molto imparare di piu' da specialisti italiani. Un anestesista italiano potrebbe invogliare entrambi ad intubare usando dei curarici a breve durata d’azione e poi potrebbe far loro vedere che si puo’ gestire un paziente curarizzato a Chaaria. 
Cio’ ci permetterebbe qualche intervento in piu’: per esempio operazioni sulla tiroide, che sono una necessita’ reale ... o alcuni interventi sull’addome superiore. 
Per il follow up dei pazienti operati, normalmente non abbiamo problemi in quanto i nostri infermieri seguono dei protocolli standard. 
A motivo delle precarie condizioni igieniche in cui ci troviamo, a tutti facciamo antibioticoprofilassi pre e post operatoria. In casi particolari, come per esempio il follow up dei prostatectomizzati, la collaborazione del chirurgo sara’ molto apprezzata, sia per stabilire quando togliere il lavaggio continuo, sia per avere indicazioni riguardanti il palloncino del catetere ed il drenaggio nel Retzius. 
Credo che queste informazioni possano tornare utili a chi pensa di venire ad aiutarci. Da parte nostra vi assicuriamo un ambiente caldo e accogliente, in cui tutti vorranno aiutarvi ed imparare da voi. 
Altra cosa che vi promettiamo, senza paura di essere smentiti, e’ che a Chaaria non vi annoierete; anzi, anticipatamente vi chiediamo la disponibilta’ ad essere chiamati anche di notte per le tante possibili emergenze. 
Il dott Max Albano aveva scritto tempo fa una lettera ai chirurghi che potete trovare nell’archivio del blog e che certamente vi sara’ di grande utilita’. 

Fr Beppe 


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....