venerdì 30 settembre 2011

Una prima assoluta per Chaaria

Ringraziamo di cuore Salvo, Viviana, Alba e Angela per aver reso possible la prima colecistectomia a Chaaria. Si trattava di una donna obesa (e percio’ di un intervento ancor piu’ complesso), ma essi sono riusciti in tale operazione, in se’ molto difficile e rischiosa nelle nostre condizioni lavorative... naturalmente l’abbiamo fatta per via laparotomica e non laparoscopica!
L’operazione e’ stata possibile sia per la bravura di Salvo che per l’estrema competenza delle anestesiste Alba e Angela che hanno indotto un’ottima anestesia generale con paziente rilassata e curarizzata. 
Si trattava di una malata con coliche epatiche secondarie a calcoli della colecisti incuneati nell’infundibulo. Avevamo una diagnosi ecografica. Nella foto vedete il pezzo operatorio con i calcoli di ossalato che abbiamo rimosso alla paziente. 
Anche questo e’ un ulteriore passo avanti per il nostro ospedale, che e’ piccolo ripetto ad altre strutture, ma in grado di fare tantissime cose per il bene di molta gente che non avrebbe soldi per farsi curare altrove. 
Anche questa “prima assoluta” e’ un ulteriore tassello nella realizzazione del “nostro sogno per Chaaria”. 
Desidero anche ringraziare moltissimo le dottoresse pneumologhe Ilaria e Grazia (di Genova), che ormai da una settimana lavorano con noi. Si sono pienamente inserite e si sono prese in carico la terapia di tutto il reparto di medicina generale. Ilaria lavora nel camerone delle donne e Grazia in quello degli uomini. Antonio e’ a loro disposizione per qualunque problema esse possano incontrare, e, grazie alla loro presenza, puo’ anche dedicarsi con maggiore liberta’ di movimento ai pazienti ambulatoriali. 
Grazie ad Ilaria e Grazia, per almeno tre settimane, offriremo ai nostri ricoverati la possibilita’ di vedere il medico tutti i giorni. 

Fr Beppe Gaido 


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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