Era nata pretermine
all’ospedale di Matiri.
Era una “settimina”, e
pesava meno di due chilogrammi.
La mamma era morta poco
dopo il parto per complicanze del periodo puerperale.
Il padre si era trovato
solo, depresso, ed incapace di prendersi cura della nuova creatura che Dio
aveva loro donato, prendendosi pero’ la consorte.
Si era quindi rivolto per
aiuto a Rita Drago, che da trent’anni e’ come l’angelo custode di tutti i
poveri di Matiri.
Rita ha un suo orfanotrofio,
ma non e’ attrezzata per prendersi cura dei neonati o dei bimbi pretermine...
ecco che quindi e’ scattata la catena dell’amicizia e della collaborazione. Mi
ha scritto chiedendo aiuto per questo papa’ disperato; ed io, con il consenso
dei confratelli, ho potuto dire di si’.
Ann Mary Kangai e’ stata
ricoverata quindi nel nostro “nido”, dove per un certo periodo ha abitato in una
delle nostre incubatrici.
Poi, quando le condizioni
generali lo hanno permesso, e’ stata trasferita nel dipartimento degli
orfanelli, dove e’ cresciuta senza particolari problemi, e senza gravi problemi
di salute.
Oggi, dopo circa tredici
mesi dal ricovero presso il Cottolengo Mission Hospital, il papa’ e’ venuto a
riprendersela per portarla a casa.
Il genitore e’ stato
molto soddisfatto nel vedere le ottime condizioni della bambina: pensate che
noi non lo sapevamo che sarebbe venuto, in quanto questo padre si e’ presentato
improvvisamente con una lettera testimoniale da parte di Rita, senza prima
avvisarci con alcuna telefonata. Ha quindi potuto vedere le condizioni normali
in cui la sua piccola Kangai e’ stata tenuta per i primi tredici mesi della sua
vita.
Rita, nella sua lettera, era
piena piena di riconoscenza verso di noi.
Sinceramente oggi proviamo
una grandissima soddisfazione, come per una “mission accomplished”: abbiamo
aiutato questa bimba ed il suo papa’, per il tempo in cui la nostra azione e’
stata necessaria.
Ora la lasciamo tornare
ai suoi affetti piu’ veri.
E’ questa la nostra
missione: esserci per il tempo in cui siamo indispensabili, e poi lasciare che
i poveri che abbiamo assistito ci salutino e ci lascino soli. Siamo sicuri che
non rivedremo mai piu’ ne’ Kangai, ne’ suo padre... ma non importa!
La nostra missione e’
finita oggi!
Credo che anche per noi si
applichi il famoso brano che Tagore dedica ai genitori, quando a loro ricorda
che essi sono come l’arco che lancia i figli verso la vita... non si puo’
proiettare nessuno, se non si ha il coraggio di lasciarlo andare.
E noi l’abbiamo lasciata
andare in un pomeriggio colmo di sole, dopo una nottata di pioggia torrenziale.
Kangai significa “figlia
della pioggia”; ed in questa stagione delle piogge, un anno dopo quella che
l’aveva vista venire alla luce, la piccola Ann Mary comincia la sua nuova vita
con il babbo e con la sua nuova famiglia.
Fr Beppe Gaido
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