mercoledì 16 novembre 2011

Volontariato di qualità a Chaaria

Nella nostra Associazione si sta verificando un momento forte di crescita, non solo quantitativa, che merita qualche approfondimento.
Chi si propone, soprattutto la prima volta, come Volontario/a ha una visione spesso romantica, con la convinzione che qualsiasi cosa si faccia è comunque qualche cosa in più.
Non è così: come in qualsiasi attività, lavorativa e non, l’apporto degli operatori deve essere professionalizzato ed indirizzato ad un obiettivo, senza sovrapposizioni e senza interferire negativamente con l’attività di Chaaria.
Quando sento o leggo una frase tipo: “ho ricevuto più di quanto ho dato” mi chiedo se, al netto dell’entusiasmo e delle emozioni, quel Volontario abbia raggiunto lo scopo. Sarebbe forse bello, anche se può suonare immodesto, poter dire “ho contribuito fattivamente alla crescita dell’Ospedale di Chaaria, la mia presenza ha prodotto risultati.”
E’ in questa ottica che sono stati introdotti o resi più severi alcuni criteri di selezione dei Volontari.
Non è una scelta da leggere  come meramente burocratica, ma anzi tesa a migliorare l’apporto del volontariato alle missioni.
I Volontari sono veramente importanti, per il lavoro che fanno, per il know how che portano, per l’effetto volano che producono in patria. E’ desiderio dell’Associazione metterli nelle migliori condizioni di lavoro, per se e per l’Ospedale.
Questo vale particolarmente per l’Ospedale di Chaaria.
In pochi anni la qualità dell’assistenza è realmente cresciuta, grazie ai fondi raccolti, alle attrezzature acquistate e sicuramente all’apporto di molti Volontari di qualità e generosità.
Ma ovviamente si può e si deve fare di più.
La conoscenza dell’Inglese, adeguata a relazionarsi con il personale locale, non è prescindibile: chi non parla Inglese dipende troppo o dagli altri Volontari o, peggio ancora, da Fr.Beppe. Il Volontario, se medico, non potrà fare ambulatorio, avrà difficoltà in reparto o in sala operatoria e così via; in casi particolari è stato assunto provvisoriamente un interprete locale, Andrew, ma con un costo aggiuntivo per l’Ospedale: è una soluzione praticabile per professionisti di particolare rarità e necessità e deve essere concordata prima con i Fratelli di Chaaria.
Le linee guida dell’Associazione richiedono ai giovani Medici  ed Infermieri un periodo minimo di due o tre anni di professione, prima di poter andare in missione: si ritiene che un neolaureato o diplomato non sia ancora adeguatamente operativo. Andare a Chaaria e non essere in grado di lavorare in autonomia non è utile al Volontario ed all’Ospedale.
La presenza contemporanea di più di due chirurghi o di   due anestesisti è uno spreco di risorse o allontana Fr. Beppe e Dr. Ogembo dalla Sala Operatoria.
E’ molto meglio venire separatamente: si coprono più periodi ed il contributo è maggiore. Ricordiamo che, nell’attività ambulatoriale il chirurgo deve essere affiancato da una persona dello staff e spesso questo crea difficoltà: avere più di una persona è impossibile, quindi si lavora uno alla volta soltanto!
Certo è comprensibile che dei colleghi, degli amici desiderino fare insieme questa esperienza, ma sta alla loro generosità comprendere cosa è meglio per Chaaria ed all’Associazione coordinare l’invio dei Volontari.
I Chirurghi sono inoltre invitati a fare tutoraggio non casistica.
Una richiesta dell’Associazione agli Infermieri è di venire a coppie; può sembrare strano, ma è dovuto al tipo di attività a cui sono particolarmente dedicati cioè l’assistenza al ricoverato: igiene, toilette di piaghe, mobilizzazione, medicazioni. La coppia lavora con molta più efficienza del singolo, sposta il malato, lo accudisce molto meglio non ha bisogno di coinvolgere lo staff locale.
Le statistiche dell’Ospedale sono da sempre in continua crescita: più visite ambulatoriali, più operazioni chirurgiche, più ricoveri, più endoscopie più più più di tutto e lo staff locale è sempre all’osso. Fare un turno di lavoro per coprire le ferie di qualche figura chiave del personale locale, (anestesista, ecografista) può essere di grande aiuto.
Proprio nelle veloci mutazioni che si stanno verificando va letto l’invito a tutti i volontari (anche con esperienza a Chaaria) alla partecipazione ai corsi periodici di aggiornamento: le linee guida per il trattamento delle più frequenti patologie internistiche, i farmaci disponibili, gli esami possibili, le procedure chirurgiche via via introdotte, con gli adattamenti e le precauzioni relative alle condizioni del posto, il rapporto con lo staff locale, le informazioni sociologiche sulla popolazione (un esempio il crescente numero di pazienti di religione musulmana, con necessità di approcci diversi ecc.)
L’esperienza del volontariato è straordinaria a qualsiasi età la si affronti, ma deve essere produttiva e feconda.

Max Albano

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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