venerdì 16 dicembre 2011

Antonello e Nicoletta

Oggi sono tornati in Italia Antonello e la moglie Nicoletta. Li ringraziamo di vero cuore per il servizio intensissimo svolto a Chaaria nelle scorse due settimane. 
Antonello ha lavorato notte e giorno, dividendosi tra la sala operatoria, la gastroscopia, il follow up degli operati e l'ambulatorio degli esterni. 
Nicoletta ha fatto un tour de force incredibile in sala odontoiatrica, ora veramente presa d'assalto da decine e decine di clienti ogni giorno. 
E' la seconda volta che lavoro con Antonello, e con lui mi sento come con un fratello maggiore, che lavora un sacco ed in questo modo vuole darmi un po' di sollievo dal carico di lavoro che ogni giorno pesa sulle mie spalle. 
Quando poi lavoriamo insieme, per esempio in sala, Antonello e' preoccupato che sia io a fare mentre lui mi aiuta, in modo che la sua presenza sia per me anche apprendimento di nuove metodiche chirurgiche. 
Con Nicoletta ci siamo conosciuti stavolta, in quanto per lei e' stata la prima esperienza.
Mercy e Eunice si sono trovate molto bene con lei, e grazie a lei sono stati fatti interventi che sarebbero altrimenti stati impossibili... come per esempio la estrazione chirurgica di un ottavo inferiore completamente incluso, per la nostra Naomi. 
Grazie di cuore di tutto, e, come sempre, lasciamo a Dio il compito di ripagarvi del bene che avete fatto per i poveri. 

Fr Beppe 


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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