giovedì 8 dicembre 2011

Buon Compleanno, cara Naomi


Oggi e’ il compleanno di Naomi, e tutti insieme la abbiamo festeggiata circondandola del nostro affetto. Ha compiuto 22 anni.
Naomi e’ una persona cara a molti volontari, ed e’ per questo che condividiamo la gioia della nostra figlia con i lettori del blog.
Le sue condizioni purtroppo ormai sono stabilizzate, ed anche lei ha finalmente compreso che il suo futuro sara’ in carrozzina... ma e’ comunque molto forte.
Naomi ha anche concluso la FORM 3, cioe’ il penultimo anno della scuola superiore, con ottimi risultati accademici.
Rimane ancora un anno che certamente frequentera’ alla Gaitu Secondary School, vicino all’ospedale, in quanto alla fine ha avuto paura di tentare una scuola convitto piu’ lontano da noi.
Poi, finite le superiori, si porra’ nuovamente il problema di cosa fare per Naomi.
Sicuramente penso che la invoglieremo a studiare, in quanto il nostro fine e’ quello di darle un diploma che un giorno le permetta di guadagnarsi il pane autonomamente, andando a vivere fuori dal Cottolengo Mission Hospital... ma il problema e’ decidere quale ramo intraprendere.
Alcuni “amici” imprudenti le stanno riempiendo la testa sul fatto che deve fare l’infermiera... altri addirittura medicina: ma come si fa a proporre una cosa del genere ad una persona paralizzata? Non e’ come condannarla ad una frustrazione ancora maggiore?
Io onestamente sono combattuto tra un corso in tecniche di laboratorio, per cui lei esprime un qualche interesse, ed un “college” per insegnanti, anche se lei di diventare una maestra elementare non ha alcuna voglia.
Sto cercando di farla ragionare e di portarla ad un necessario senso di realta’.
Abbiamo comunque ancora un anno davanti a noi, e Dio ci illuminera’.
Per adesso le facciamo i migliori auguri per “100 di questi giorni”.

Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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