giovedì 29 dicembre 2011

Maria e Massimiliano

Oggi la comunita’ di Chaaria saluta e ringrazia gli infermieri Maria e Massimiliano che hanno concluso il loro servizio a Chaaria per tre settimane. 
E’ stata per noi e per loro una bella esperienza, non priva di tutte quelle difficolta’ che sono inerenti all’approccio di un’altra cultura, ai modi diversi di lavorare tra infermieri italiani ed infermieri kenyoti, alla barriera linguistica costituita soprattutto dal Kiswahili e Kimeru (uniche lingue conosciute dai malati ricoverati in ospedale). 
Ma Maria e Massimiliano hanno saputo superare tale impatto che potremmo definire “shock culturale”, per mettersi umilmente a fianco del nostro personale, per collaborare con loro, per aiutarli senza la pretesa di insegnar loro alcunche’, sempre con l’occhio alla cosa centrale che e’ il benessere del malato. 
Li ringraziamo per l’umilta’ e per la pazienza, che sono virtu’ veramente necessarie per chi viene a Chaaria: le cose certamente stanno migliorando, ma i tempi africani sono biblici, o, se vogliamo, evolutivi... per cui i volontari devono seminare con il loro esempio, e poi i frutti forse si vedranno molto piu’ avanti. 
Grazie, Maria e Massimiliano per aver servito, per esservi donati e per esservi sporcati le mani! 

Fr Beppe

 

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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