martedì 20 dicembre 2011

Michaela e Manuela

Michaela viene dalla Romania, ed e’ ora trapiantata a Torino. Anche lei quindi contribuisce ad allargare sempre di piu’ gli orizzonti geografici di Chaaria. 
Manuela invece e’ di Pancalieri, a quattro chilometri da casa mia... e la sua presenza a Chaaria mi ricorda quanto il mondo sia davvero piccolo. 
Sono due infermiere delle Molinette di Torino, che han lavorato con noi per tre settimane, e si fermeranno a Chaaria fino al 23 dicembre. 
Le ringraziamo di vero cuore per il grande servizio da esse svolto nel reparto di Medicina Generale, con i malati piu’ gravi dell’ospedale. 
Le ringraziamo anche per la disponibilita’ ad aiutarci in sala tutte le volte che siamo stati in difficolta’ con il personale: in questa settimana infatti abbiamo Makena assente per un lutto familiare, e Mama Sharon ricoverata con il figlio malato di malaria. 
Se poi consideriamo i turni di riposo, si puo’ facilmente capire che a volte siamo completamente sguarniti. 
Altra ragione per essere loro molto riconoscenti e’ il fatto che, insieme ad altri amici e colleghi delle Molinette, esse hanno costituito un gruppo che ci sponsorizza sia la scuola di Erick che quella di Josphine Kawira. 
Come sempre, noi siamo loro debitori e non possiamo fare altro che ringraziare Dio per averci donato degli amici tanto generosi. 

Fr Beppe Gaido 


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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